Ogni anno, due volte l’anno, milioni di italiani spostano avanti o indietro le lancette dell’orologio. È il classico passaggio dall’ora solare all’ora legale e viceversa: un’abitudine che molti considerano ormai anacronistica, ma che continua a essere applicata. Nonostante se ne parli da tempo, l’abolizione del cambio d’ora non è mai diventata realtà. Vediamo perché l’ora legale è ancora in vigore, cosa dice la normativa europea e quali scenari ci aspettano nei prossimi anni.
Cambio Ora Legale: perché è ancora in vigore e cosa prevede il futuro
Perché l’ora legale esiste ancora
L’ora legale è stata introdotta per risparmiare energia elettrica, sfruttando un’ora di luce naturale in più nei mesi primaverili ed estivi. In Italia, questo sistema è tornato stabile negli anni ’60 e poi armonizzato a livello europeo per evitare confusione tra gli Stati membri.
La normativa che regola i passaggi d’orario è una direttiva dell’Unione Europea, che stabilisce per tutti i Paesi membri lo stesso calendario:
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Ultima domenica di marzo: le lancette si spostano avanti di un’ora (inizia l’ora legale).
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Ultima domenica di ottobre: si torna indietro di un’ora (ripristino dell’ora solare).
Finché questa direttiva resta in vigore, tutti i Paesi europei devono continuare ad applicarla, compresa l’Italia.
L’abolizione promessa e mai realizzata
Nel 2018, dopo anni di discussioni, la Commissione Europea aveva proposto di eliminare i cambi di orario lasciando a ogni Stato la possibilità di scegliere se mantenere per tutto l’anno l’ora solare o quella legale.
Il Parlamento Europeo aveva approvato l’iniziativa, indicando come data limite il 2021. Tuttavia, il Consiglio dell’Unione Europea — cioè i governi nazionali — non ha mai raggiunto un accordo.
Il risultato è che la riforma è rimasta bloccata. Alcuni Paesi, come la Finlandia e la Polonia, spingono per abolire il sistema, mentre altri — tra cui Italia, Francia e Spagna — preferiscono mantenerlo, almeno finché non sarà possibile garantire un coordinamento comune.
Perché non si trova un accordo
Le difficoltà sono di tipo pratico ed economico. Se ogni Stato decidesse in autonomia quale orario mantenere, si rischierebbe di creare una “mappa del tempo” disomogenea, con orari diversi tra Paesi confinanti.
Immagina: voli, trasporti ferroviari, mercati finanziari e televisione si troverebbero a dover gestire fusi orari differenti pur restando nello stesso continente. Per questo motivo, l’Unione Europea ha preferito congelare il tema fino a quando non emergerà una soluzione condivisa.
Il punto della situazione in Italia
Nel nostro Paese, l’ora legale continua a essere vista in modo positivo, soprattutto per i vantaggi economici e ambientali. Ogni anno l’adozione dell’ora legale consente di risparmiare diverse decine di milioni di euro in energia elettrica e di evitare l’emissione di migliaia di tonnellate di CO₂.
I dati forniti dal gestore della rete elettrica indicano che, in media, durante i sette mesi di ora legale si risparmiano oltre 300 gigawattora di energia, equivalenti al consumo annuo di una città di medie dimensioni.
Questo è uno dei motivi principali per cui l’Italia non spinge per l’abolizione immediata: al di là del fastidio di cambiare orario due volte l’anno, i vantaggi energetici restano concreti.
Gli effetti sull’organismo
Tra chi vorrebbe abolire il cambio d’ora ci sono molti esperti del sonno e associazioni sanitarie, che sottolineano come lo spostamento dell’orario influisca sul ritmo circadiano, provocando stanchezza, insonnia e difficoltà di concentrazione nei giorni successivi. Tuttavia, gli studi mostrano che si tratta di effetti temporanei, ai quali la maggior parte delle persone si adatta in pochi giorni. L’ora legale, insomma, può alterare per un po’ l’equilibrio del corpo, ma non comporta rischi significativi per la salute nella popolazione generale.
Le prossime date del cambio d’ora
Finché non arriverà una nuova direttiva europea, il sistema resterà invariato.
Le prossime date previste sono:
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Ultima domenica di marzo: entrata in vigore dell’ora legale.
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Ultima domenica di ottobre: ritorno all’ora solare.
Per esempio, nel 2026 si passerà all’ora legale nella notte tra sabato 28 e domenica 29 marzo, e si tornerà all’ora solare nella notte tra sabato 24 e domenica 25 ottobre.
Cosa prevede il futuro
A oggi, non ci sono decisioni definitive sull’abolizione del cambio d’ora.
Tre sono gli scenari più probabili per i prossimi anni:
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Mantenimento dello status quo: lo scenario più realistico, con due cambi d’ora ogni anno e la direttiva europea ancora in vigore.
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Abolizione coordinata: in futuro, i Paesi potrebbero accordarsi per adottare un orario unico permanente (probabilmente quello legale, più luminoso).
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Abolizione disallineata: un’ipotesi meno auspicabile, in cui alcuni Stati scelgono di mantenere l’ora solare e altri quella legale, creando confusione nei rapporti economici e nei trasporti.
Per ora, dunque, non ci resta che continuare a spostare le lancette, in attesa di una decisione politica che metta d’accordo tutti i membri dell’Unione Europea.
Cambio Ora Legale: perché è ancora in vigore e cosa prevede il futuro
L’ora legale resiste perché, nonostante i suoi limiti, rappresenta un compromesso utile tra esigenze economiche e pratiche. Il risparmio energetico, l’uniformità europea e la semplicità di gestione spingono molti governi a mantenerla. Il futuro, tuttavia, resta aperto: prima o poi l’Unione Europea dovrà decidere se lasciare ogni Paese libero di scegliere o conservare una regola comune per tutti. Fino a quel momento, l’unica certezza è che, due volte l’anno, continueremo a fare i conti con l’eterna domanda: dormiremo un’ora in più o un’ora in meno?
