Novembre 10, 2025
Lavoro Notturno Regole e Diritti per la Salute dei Lavoratori

Lavorare mentre gli altri dormono: è questa la realtà per tanti dipendenti notturni. Che si tratti di personale sanitario, di vigilanza, addetti ai pubblici servizi, industrie in turni o trasporti, il lavoro notturno comporta una serie di vantaggi – retributivi e contrattuali – ma anche rischi per la salute che la legge cerca di mitigare. Vediamo cosa dice il nostro ordinamento, quali diritti spettano al lavoratore notturno e come deve comportarsi il datore di lavoro per garantire sicurezza e tutela.

Lavoro Notturno: Regole e Diritti per la Salute dei Lavoratori

Cosa si intende per lavoro notturno

Il punto di partenza è capire cosa la legge intende per periodo notturno e lavoratore notturno. Secondo la normativa italiana (in particolare il D.Lgs. 66/2003 che recepisce direttive europee) e le prassi consolidate, si considera notturno il lavoro svolto tra mezzanotte e le 5 del mattino, almeno per una parte del turno.

Per essere qualificato “lavoratore notturno”, un dipendente deve:

  • prestare almeno 3 ore del proprio orario di lavoro quotidiano nella fascia notturna;

  • operare per almeno 80 notti lavorative nel corso dell’anno (questo requisito può essere riproporzionato in caso di part-time)

Se non si raggiungono questi parametri, l’attività notturna si considera straordinaria e deve essere pagata come tale, ma non gode delle specifiche tutele del lavoro notturno.

Chi non può essere impiegato di notte

Non tutti possono essere obbligati a lavorare di notte. La legge prevede alcune categorie protette:

  • i minorenni (sotto i 18 anni) non possono svolgere lavoro notturno.

  • le lavoratrici gestanti (in gravidanza) non possono essere adibite a lavori notturni durante il periodo di tutela: la legge stabilisce che sono escluse dal periodo notturno, solitamente nell’intervallo 24-6.

  • determinate categorie possono richiedere di non essere impiegate di notte, come lavoratori con familiari disabili a carico (Legge 104) o genitori con figli piccoli, in base alle discipline contrattuali.

Queste esclusioni non sono automatiche in ogni caso: servono titoli di legge o clausole contrattuali che le riconoscano come diritto.

Limiti sulla durata e orario medio

Anche per chi può lavorare di notte esistono limiti ben precisi:
La normativa prevede che l’orario del lavoratore notturno non possa superare in media le 8 ore nelle 24 ore, salvo accordi collettivi che possono stabilire un periodo di riferimento più ampio per il calcolo della media.

In pratica, anche se un turno notturno può superare le 8 ore, su base settimanale o mensile la media non deve eccedere tale limite. Contratti collettivi (CCNL) possono prevedere tempi diversi, purché non peggiorino la posizione del lavoratore.

Questa regola serve a evitare che un lavoratore accumuli troppi turni notturni senza compensazioni adeguate.

Retribuzione: la maggiorazione per lavoro notturno

Il lavoro notturno comporta un onere supplementare per chi lavora, per il disagio e il rischio extra. Ecco perché è prevista una maggiorazione retributiva.

L’art. 2108 del Codice Civile recita che “il lavoro notturno … deve essere retribuito con una maggiorazione rispetto al lavoro diurno”.

Ma quanto è questa maggiorazione? Non c’è un valore unico fissato per legge: la percentuale dipende dal CCNL applicabile all’azienda.
Alcuni esempi:

  • Nel settore terziario/commercio si prevede spesso una maggiorazione del 15% per le ore notturne (22:00–06:00).

  • Nel CCNL turismo, la maggiorazione può arrivare al 25% per le ore comprese tra mezzanotte e le sei del mattino.

  • Nei metalmeccanici si parla di 20% o addirittura 30% per le ore notturne, a seconda dell’orario (prima o dopo una certa fascia).

In ogni caso, per sapere la percentuale esatta, bisogna consultare il CCNL di settore applicato all’azienda.

Riposo e pause: diritti fondamentali

Un altro aspetto fondamentale riguarda il riposo giornaliero e settimanale. Il lavoratore notturno ha diritto ad almeno 11 ore continuative di riposo ogni 24 ore.

In più, il lavoratore ha diritto ad almeno 24 ore consecutive di riposo settimanale, che si sommano al riposo giornaliero.

I contratti nazionali possono prevedere deroghe (nel rispetto di compensazioni equivalenti), ma non possono comprimere in maniera ingiustificata queste tutele.

Queste regole hanno senso: chi lavora di notte subisce una decurtazione del recupero biologico e ha diritto a pause e tempi giusti per recuperare.

Salute, sorveglianza sanitaria e rischi

Il lavoro notturno comporta un impatto sul ritmo circadiano — ciclo sonno-veglia — e può generare problemi nel tempo: disturbi del sonno, difficoltà digestive, squilibri ormonali, stress psicologico e aumento del rischio cardiovascolare.

Per questo motivo, la legge richiede che il datore di lavoro si avvalga del medico competente, il quale:

  • effettui una visita medica preventiva prima che il lavoratore venga adibito al turno notturno;

  • organizzi controlli periodici, almeno ogni due anni (o più spesso, se previsto da contratto o valutazione del rischio) per verificare idoneità a mantenere tale servizio.

Se emerge che il lavoratore non è più idoneo per ragioni sanitarie, deve essere ricollocato in lavoro diurno compatibile, se possibile.

Violazioni e sanzioni

Cosa accade se il datore di lavoro non rispetta queste regole? Il lavoratore può impugnare l’orario notturno, chiedere il pagamento delle indennità arretrate, danni, sanzioni amministrative o denunciare l’illecito all’Ispettorato del Lavoro o al sindacato competente.

I contratti collettivi spesso prevedono clausole penali per il datore che impone orari notturni non consentiti o non paga le maggiorazioni dovute.

Inoltre, se il lavoratore era in buona fede e subisce conseguenze sulla salute, può far valere responsabilità civile o anche reclamare danni morali.

Qualche situazione concreta

Mettiamo qualche caso concreto per chiarire:

  • Un dipendente che lavora dalle 22:00 alle 06:00 per tutta la settimana: le ore da mezzanotte a quelle del mattino sono “notturne” e dovrebbero essere retribuite con maggiorazione.

  • Un turno misto (parte sera, parte notte): la porzione notturna deve essere computata con maggiorazione se rientra nella fascia regolamentata e se il lavoro notturno è significativo (almeno 3 ore).

  • Un lavoratore con problemi di salute: se la sorveglianza sanitaria segnala che non può fare il turno notturno, l’azienda deve ricollocarlo diurno.

  • Un’azienda che impone turni di notte senza retribuzione extra: il lavoratore può chiedere in giudizio la differenza arretrata e il rispetto delle norme.

Consigli per lavoratori e aziende

Per i lavoratori:

  • Verifica il tuo CCNL per sapere la maggiorazione notturna spettante.

  • Chiedi sempre l’accertamento sanitario prima di essere adoperato in notturno.

  • Conserva le buste paga e documenta i turni notturni.

  • Se ritieni violati i tuoi diritti, accedi ai sindacati o ai legali del lavoro.

Per i datori di lavoro:

  • Rispetta i limiti orari medi e fai le retribuzioni con le maggiorazioni corrette.

  • Consulta il medico competente e fai i controlli periodici.

  • Stabilisci i turni in modo che il lavoro notturno sia distribuito e compatibile con salute e tempi di riposo.

  • Prevedi in azienda normative chiare sui turni notturni e accordi collettivi che integrino le leggi.

In sintesi

Il lavoro notturno è un’eccezione rispetto al lavoro diurno e per questo è disciplinato con maggiore attenzione: tutele sanitarie, limiti orari, maggiorazioni retributive, idoneità medica e divieto per categorie protette sono elementi chiave.

Tre principi essenziali da tenere a mente:

  1. Le regole di legge e contrattuali si applicano sempre, e non possono essere ignorate.

  2. Il lavoratore notturno ha diritti specifici, non è “un lavoratore qualunque”.

  3. La salute viene prima di tutto: se non è possibile reggere il turno notturno, va destinato ad altra attività compatibile.

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