Novembre 16, 2025
Risarcimento Danni Quando la Colpa è della Vittima
Quando la colpa è della vittima il risarcimento danni può essere ridotto o negato. Scopri cosa prevede l’articolo 1227 del Codice Civile, esempi pratici e casi più comuni.

Quando si parla di risarcimento danni, la prima cosa che viene in mente è la figura del colpevole: chi ha causato il danno deve pagare. Ma non sempre la realtà è così lineare. In molti casi, infatti, anche la vittima può avere una parte di responsabilità nell’evento che le ha procurato il danno. E in questi casi, la legge prevede una regola precisa: se la vittima ha contribuito, anche solo in parte, alla produzione del danno, il risarcimento può essere ridotto o addirittura escluso.

Vediamo quando succede, cosa dice la legge italiana e quali esempi concreti aiutano a capire come funziona la colpa concorrente della vittima.

Risarcimento Danni: Quando la Colpa è della Vittima?

Cosa dice la legge: l’articolo 1227 del Codice Civile

La base normativa si trova nell’articolo 1227 del Codice Civile, che stabilisce due principi fondamentali:

  1. Concorso di colpa della vittima (comma 1):
    Se il danneggiato ha concorso con dolo o colpa alla produzione del danno, il risarcimento deve essere proporzionalmente diminuito in base alla gravità della colpa e all’entità delle conseguenze.

  2. Omissione di condotta prudente (comma 2):
    Se la vittima non ha usato l’ordinaria diligenza per evitare o limitare il danno, non ha diritto al risarcimento per la parte che avrebbe potuto evitare.

In altre parole, chi subisce un danno non può essere totalmente passivo o imprudente: deve fare la sua parte per prevenirlo o ridurne le conseguenze.

La colpa della vittima non elimina sempre il risarcimento

Attenzione, però: il fatto che la vittima abbia una colpa non esclude automaticamente il risarcimento, ma lo riduce. Il giudice valuta quanto la condotta della vittima abbia inciso sull’evento, e in base a questo stabilisce la percentuale di riduzione.

Per esempio:

  • Se una persona attraversa con il semaforo rosso ma un’auto arriva a velocità folle, entrambi sono in torto. Il risarcimento sarà ripartito in base alle colpe.

  • Se invece la condotta della vittima è stata unica causa del danno (es. comportamento imprevedibile o contrario a ogni prudenza), il risarcimento può essere escluso del tutto.

Esempi pratici: quando la colpa è anche della vittima

Incidenti stradali

È il campo più frequente. Un pedone che attraversa fuori dalle strisce o in una zona buia, un ciclista senza luci o un automobilista che non indossa la cintura: tutti casi in cui la vittima contribuisce al verificarsi o all’aggravarsi del danno.

In questi casi, l’assicurazione o il giudice può ridurre il risarcimento in proporzione alla responsabilità. Se il pedone attraversa improvvisamente e l’automobilista non poteva evitarlo, la colpa può essere attribuita interamente alla vittima.

Infortuni sul lavoro

Anche nei luoghi di lavoro vale il principio della colpa concorrente. Il datore di lavoro ha l’obbligo di garantire la sicurezza, ma il lavoratore deve rispettare le regole e usare i dispositivi di protezione.

Se un operaio si fa male perché non indossava il casco o i guanti obbligatori, il risarcimento può essere ridotto. La Cassazione, in più occasioni, ha sottolineato che la responsabilità del datore non è esclusiva quando il lavoratore ha agito in modo imprudente o contrario alle direttive ricevute.

Danni da prodotti o servizi

Anche chi utilizza un prodotto o un servizio ha il dovere di farlo in modo corretto e consapevole. Se una persona si fa male perché usa un elettrodomestico in modo diverso da quello indicato nel manuale, o ignora i cartelli di avviso in un locale pubblico, il produttore o il gestore non rispondono integralmente del danno.

Danni medici e responsabilità sanitaria

Nel campo della responsabilità medica, la colpa concorrente della vittima può emergere quando il paziente:

  • non segue le cure prescritte;

  • non si presenta ai controlli;

  • nasconde informazioni fondamentali al medico.

In questi casi, il risarcimento per errore sanitario può essere ridotto, perché il comportamento del paziente ha contribuito a peggiorare la situazione.

Danni nei luoghi pubblici

Se una persona cade su una buca o su un marciapiede dissestato, il Comune può essere chiamato a risarcire. Ma se la vittima non prestava attenzione, camminava guardando il telefono o indossava scarpe inadatte, la sua negligenza può comportare una riduzione del risarcimento.

La giurisprudenza parla di “principio di autoresponsabilità”: ciascuno deve agire con prudenza e attenzione per evitare situazioni di rischio evidenti.

Come si valuta la colpa della vittima

Il giudice valuta ogni caso in concreto, tenendo conto di:

  • Comportamento del danneggiato prima, durante e dopo l’evento;

  • Prevedibilità del rischio;

  • Gravità della condotta e del nesso causale col danno;

  • Eventuali obblighi di legge o di prudenza violati.

La riduzione può essere anche significativa: dal 10% fino al 100%, se la condotta della vittima è stata determinante. La chiave è capire se la sua azione è stata concausa o causa esclusiva.

Cosa non è considerato colpa della vittima

Non basta una distrazione minima o un errore lieve per perdere il diritto al risarcimento. La legge distingue tra colpa lieve (che può non incidere) e colpa grave (che influisce).
Inoltre, la vittima non ha obblighi impossibili: non può essere penalizzata se il danno era imprevedibile o inevitabile anche con la massima diligenza.

Il principio della diligenza dopo l’evento

L’articolo 1227, comma 2, ricorda anche che chi subisce un danno deve comportarsi in modo da limitarne le conseguenze.

Esempio: se dopo un incidente rifiuti cure mediche o non ripari il danno pur potendolo fare facilmente, non puoi chiedere il risarcimento dell’aggravamento.

In sostanza, la legge pretende che la vittima non peggiori la propria situazione con comportamenti negligenti o irragionevoli.

In sintesi

  • La colpa della vittima non esclude automaticamente il risarcimento, ma può ridurlo.

  • La legge parla di concorso di colpa: se la vittima contribuisce al danno, paga parte delle conseguenze.

  • I casi più comuni riguardano incidenti stradali, infortuni sul lavoro, danni pubblici e responsabilità medica.

  • La proporzione della riduzione dipende da quanto la condotta della vittima ha inciso sull’evento.

  • Tutto si fonda su un principio di buon senso: ognuno è responsabile anche della propria prudenza.


FAQ – Domande Frequenti

Cosa succede se la vittima ha contribuito al danno?

Il risarcimento viene ridotto in proporzione alla responsabilità della vittima. Se la sua condotta è stata la causa esclusiva, può essere negato del tutto.

La colpa della vittima esclude sempre il risarcimento?

No. Solo se la vittima è l’unica responsabile dell’evento. Negli altri casi, il giudice determina una percentuale di riduzione.

Chi decide la percentuale di colpa?

Spetta al giudice, che valuta le prove, le testimonianze e le circostanze del caso concreto.

Vale anche per gli incidenti sul lavoro?

Sì. Se il lavoratore non rispetta le norme di sicurezza o agisce con imprudenza, il risarcimento può essere ridotto.

Cosa prevede la legge se la vittima non limita i danni?

Se la vittima non si comporta con diligenza dopo l’evento (ad esempio non cura o non ripara un danno), non può chiedere il risarcimento dell’aggravamento.

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