Negli ultimi anni, la questione dell’IMU sulla prima casa per i coniugi che non convivono ha creato non poca confusione, sia tra i cittadini che tra gli stessi comuni. La legge prevede l’esenzione dall’imposta sull’abitazione principale, ma cosa accade quando marito e moglie risiedono in due abitazioni diverse? È possibile che entrambe siano considerate “prime case”? Oppure l’agevolazione spetta solo per una delle due?
La risposta non è sempre immediata, ma la giurisprudenza e le modifiche normative più recenti hanno chiarito molti aspetti, delineando una distinzione netta tra casi “di necessità” e situazioni “volontarie”.
Coniugi non conviventi e IMU sulla prima casa: chi paga?
L’IMU e il concetto di abitazione principale
L’IMU (Imposta Municipale Unica) si applica sui fabbricati, sui terreni e sulle aree edificabili. Tuttavia, la legge esenta dall’imposta l’abitazione principale, cioè l’immobile in cui il possessore e il suo nucleo familiare dimorano abitualmente e risiedono anagraficamente.
Per essere considerata “prima casa” ai fini IMU, devono quindi coesistere due requisiti fondamentali:
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La residenza anagrafica del contribuente nell’immobile.
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La dimora abituale, ossia la permanenza effettiva e stabile nella casa.
Se uno di questi due elementi manca, l’immobile perde il diritto all’esenzione e diventa soggetto a tassazione ordinaria.
Coniugi con residenze diverse: il problema dell’unicità del nucleo familiare
Quando i coniugi risultano residenti in abitazioni differenti, la questione si complica. Fino a pochi anni fa, la prassi applicata dai comuni era quella di riconoscere una sola esenzione: se marito e moglie vivevano in due case diverse, una delle due abitazioni veniva considerata “seconda casa”, anche se ciascuno dei due vi risiedeva realmente.
Questo perché, secondo la normativa tradizionale, il nucleo familiare viene considerato unitario: non è possibile avere due prime case nello stesso tempo.
In altre parole, anche se il marito risiede in un comune e la moglie in un altro, la famiglia, nel suo complesso, poteva usufruire dell’esenzione per un solo immobile, mentre sull’altro sarebbe stata dovuta l’IMU ordinaria.
Le eccezioni: residenza diversa per motivi oggettivi
Tuttavia, non tutti i casi di non convivenza sono volontari. Esistono situazioni in cui i coniugi vivono separati per cause di forza maggiore, come esigenze di lavoro, malattia o assistenza familiare.
In tali circostanze, la Corte Costituzionale e la Cassazione hanno riconosciuto che l’esenzione può spettare a ciascun coniuge, a condizione che entrambi dimorino e risiedano effettivamente nelle rispettive abitazioni, e che tale situazione non sia fittizia o simulata per eludere l’imposta.
Per esempio, un marito trasferito in un’altra città per lavoro e una moglie che rimane con i figli nella casa familiare possono entrambi mantenere il diritto all’esenzione IMU, se dimostrano la reale e stabile dimora in due immobili diversi.
La sentenza della Corte Costituzionale n. 209/2022
Un punto di svolta importante è arrivato con la sentenza n. 209/2022 della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittimo il principio per cui l’esenzione spetta a una sola abitazione anche se i coniugi, per motivi oggettivi, vivono separati.
La Corte ha affermato che il diritto all’esenzione non può essere negato in automatico, ma deve basarsi su una valutazione concreta della situazione familiare.
In altre parole, il giudice costituzionale ha riconosciuto che la “unitarietà del nucleo familiare” non può prevalere quando i coniugi vivono in due città diverse per esigenze reali e documentabili.
Dopo questa sentenza, molti comuni hanno aggiornato i propri regolamenti, consentendo l’esenzione a entrambi i coniugi quando sussistono motivazioni fondate e verificabili.
Quando invece l’IMU è dovuta
Se la separazione di residenza non è giustificata da cause oggettive, ma rappresenta una scelta personale o fiscale, l’esenzione non può essere duplicata.
Per esempio, se marito e moglie decidono di fissare due residenze diverse solo per ottenere il doppio beneficio fiscale, l’amministrazione comunale può revocare l’esenzione e richiedere il pagamento dell’imposta con sanzioni e interessi.
In questi casi, uno dei due immobili viene automaticamente classificato come seconda casa, con tassazione ordinaria IMU.
Cosa succede in caso di separazione legale o divorzio
Quando i coniugi sono legalmente separati o divorziati, la disciplina cambia.
Se il giudice assegna la casa familiare a uno dei due, quest’ultimo diventa l’unico titolare del diritto all’esenzione IMU su quell’immobile, anche se non ne è proprietario al 100%.
L’altro coniuge, se è proprietario di una diversa abitazione in cui risiede, potrà godere dell’esenzione per la sua nuova dimora, purché vi stabilisca residenza e dimora abituale.
In sostanza:
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il coniuge assegnatario della casa familiare è esentato dall’IMU;
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l’altro coniuge potrà usufruire dell’esenzione su un altro immobile solo se vi risiede stabilmente e in via esclusiva.
Come dimostrare la dimora abituale
La “dimora abituale” non si prova solo con la residenza anagrafica. I comuni possono richiedere ulteriori elementi oggettivi, come:
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bollette intestate e consumi coerenti con una presenza stabile;
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iscrizione dei figli a scuola nel comune di residenza;
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documenti di lavoro o attività locali;
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eventuale assistenza sanitaria nel territorio.
Più la situazione è documentata, più sarà difficile che l’amministrazione contesti la doppia esenzione.
Il ruolo dei Comuni e i controlli
Ogni Comune può effettuare verifiche per accertare la veridicità della residenza e della dimora abituale.
Nel caso di incongruenze o sospette irregolarità, l’ente può revocare l’esenzione, richiedendo il pagamento retroattivo dell’imposta fino a cinque anni precedenti.
Per questo motivo, è consigliabile comunicare sempre all’amministrazione eventuali cambiamenti di residenza o motivazioni particolari che giustificano la non convivenza.
In sintesi
L’esenzione IMU sulla prima casa non si perde automaticamente se i coniugi non vivono insieme, ma dipende dalle ragioni della non convivenza.
Se la separazione delle residenze è dovuta a esigenze oggettive e documentabili — come lavoro, salute o assistenza familiare — l’esenzione può spettare a entrambi.
Se invece la scelta è puramente volontaria o finalizzata a un vantaggio fiscale, solo uno dei due immobili potrà essere considerato abitazione principale, e sull’altro si pagherà l’IMU come seconda casa.
Il consiglio, in ogni caso, è di mantenere trasparenza nei confronti del Comune, conservare prove della dimora effettiva e, in caso di dubbio, chiedere un parere scritto all’ufficio tributi.
