La figura dell’amministratore di sostegno è una delle più delicate previste dal diritto civile italiano. Introdotta con la Legge n. 6 del 2004, serve a tutelare le persone che, per malattia, età o disabilità, non sono più in grado di provvedere pienamente ai propri interessi personali e patrimoniali. Ma quando si parla di successione e testamento, sorge spesso un dubbio: l’amministratore di sostegno può diventare erede della persona assistita? La risposta, come spesso accade nel diritto, dipende dal contesto e dalle circostanze.
In questo articolo analizziamo i riferimenti normativi, i limiti imposti dalla legge e gli orientamenti dei tribunali italiani.
L’Amministratore di Sostegno può essere Erede? Chiarimenti Legali
Chi è l’amministratore di sostegno
L’amministratore di sostegno è una figura nominata dal Giudice Tutelare, su richiesta dell’interessato o di un familiare, per aiutare una persona in stato di fragilità a gestire determinate attività.
Non si tratta di un tutore in senso stretto, ma di un aiuto “su misura”, che può riguardare sia atti patrimoniali (pagamento bollette, gestione conti correnti, acquisti, ecc.) sia decisioni personali (scelte sanitarie, consenso a trattamenti medici, ecc.).
L’obiettivo della legge è quello di preservare la dignità e l’autonomia residua della persona assistita, evitando soluzioni più invasive come l’interdizione o l’inabilitazione.
Il tema della successione: può l’amministratore essere erede?
In linea generale, la legge non vieta in modo assoluto all’amministratore di sostegno di essere nominato erede o legatario della persona che assiste. Tuttavia, la situazione va analizzata con molta cautela, perché la possibilità di ricevere un’eredità dipende da due aspetti fondamentali:
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Il momento in cui viene nominato l’amministratore;
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Il modo in cui viene disposta l’eredità (testamento, donazione, ecc.).
La legge e la giurisprudenza temono che il ruolo dell’amministratore possa prestarsi ad abusi o influenze indebite nei confronti del beneficiario, soprattutto se questi è fragile o facilmente condizionabile.
Il riferimento normativo: l’articolo 408 del Codice Civile
L’articolo 408 c.c. disciplina la nomina dell’amministratore di sostegno e stabilisce che:
“Nell’individuare l’amministratore di sostegno il giudice tutelare deve preferire, ove possibile, il coniuge, la persona stabilmente convivente, il padre, la madre, il figlio o il fratello o la sorella.”
Inoltre, lo stesso articolo precisa che non possono essere nominati amministratori:
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gli operatori dei servizi pubblici o privati che hanno in cura o assistono il beneficiario,
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i soggetti che si trovano in conflitto di interessi con la persona assistita.
Questo principio di “assenza di conflitto d’interessi” è quello che guida anche la valutazione di eventuali disposizioni testamentarie a favore dell’amministratore.
Testamento e conflitto d’interessi
Se una persona assistita decide di nominare il proprio amministratore come erede o legatario, il testamento è valido solo se è frutto di una volontà libera e consapevole. Il problema si pone quando ci sono elementi che fanno sospettare una pressione o influenza indebita da parte dell’amministratore.
In tal caso, gli altri eredi o familiari possono impugnare il testamento, sostenendo che il beneficiario non era in grado di intendere e volere o che la sua volontà è stata manipolata.
La Cassazione ha più volte affermato che il giudice deve valutare:
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il grado di autonomia della persona assistita;
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la relazione tra amministratore e beneficiario;
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la natura e l’entità dei beni lasciati.
Se emerge anche solo un sospetto fondato di condizionamento, il testamento può essere dichiarato nullo o annullabile.
Amministratore di sostegno e donazioni
Oltre al testamento, il tema si estende anche alle donazioni fatte durante la vita del beneficiario. Un amministratore di sostegno non può accettare donazioni o vantaggi economici dal proprio assistito se questi non è pienamente capace di intendere e volere. In caso contrario, l’atto può essere impugnato come viziato per incapacità naturale (art. 428 c.c.) o per abuso di potere.
Anche qui, il giudice valuterà se l’amministratore abbia agito nel rispetto dei limiti stabiliti nel decreto di nomina o se abbia approfittato della propria posizione.
Casi in cui l’amministratore può diventare erede legittimamente
Ci sono però situazioni in cui non sussiste alcun divieto o sospetto di conflitto. L’amministratore di sostegno può ereditare legittimamente quando:
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è un familiare stretto (figlio, coniuge, genitore, fratello, ecc.);
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l’eredità è disposta per legge (successione legittima) e non per testamento;
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non ci sono elementi di coercizione o condizionamento;
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l’amministratore non ha partecipato alla redazione del testamento né ha esercitato pressioni sul beneficiario.
In altre parole, se il legame familiare è genuino e la nomina ad amministratore è successiva o indipendente rispetto al testamento, non c’è alcun divieto di diventare erede.
Orientamenti giurisprudenziali
La giurisprudenza italiana ha fornito diversi chiarimenti su questo tema.
Ad esempio:
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La Cassazione Civile, sentenza n. 17811/2014, ha riconosciuto la validità di un testamento a favore dell’amministratore di sostegno, poiché non vi era prova di coercizione né di alterazione della volontà del testatore.
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Al contrario, in casi in cui l’amministratore aveva gestito anche la vita quotidiana e le finanze del beneficiario, inducendolo a modificare il testamento, i giudici hanno annullato l’atto per induzione indebita o influenza dominante.
In sintesi, il giudice valuta caso per caso, bilanciando la libertà testamentaria con la necessità di proteggere il soggetto debole da possibili abusi.
Come evitare contestazioni future
Per prevenire contestazioni o sospetti di influenza, è consigliabile adottare alcune precauzioni:
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Redigere il testamento davanti a un notaio, che possa accertare la capacità di intendere e volere del testatore.
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Richiedere la presenza di testimoni estranei alla famiglia o al rapporto di sostegno.
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Non coinvolgere l’amministratore nella redazione o conservazione del testamento.
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Se possibile, far redigere una perizia medica che attesti la lucidità del disponente al momento della firma.
Questi accorgimenti rendono molto più difficile impugnare il testamento in futuro.
Cosa succede se l’amministratore rinuncia o muore
Se l’amministratore di sostegno viene nominato erede e accetta l’eredità, ma muore prima della conclusione della successione, il diritto passa ai suoi eredi legittimi. Se invece rinuncia all’eredità, la quota ereditaria si ridistribuisce secondo le regole della successione legittima o secondo le volontà del testatore.
L’Amministratore di Sostegno può essere Erede? Chiarimenti Legali
L’amministratore di sostegno può diventare erede, ma solo in assenza di conflitti d’interesse e di condizionamenti psicologici o economici nei confronti del beneficiario. La legge non pone un divieto assoluto, ma richiede la massima trasparenza e indipendenza nel rapporto. Il principio guida è chiaro: la tutela della persona fragile viene sempre prima di ogni possibile vantaggio personale. Per questo motivo, in presenza di testamenti o donazioni a favore dell’amministratore, il giudice e i familiari hanno il diritto di verificare che l’atto sia espressione di una volontà libera, autentica e consapevole.
