Novembre 10, 2025
Investimenti di Pedoni Quando il Conducente Non Ha Colpa
Il conducente non è sempre colpevole negli investimenti di pedoni. Scopri quando il comportamento del pedone può escludere la colpa dell’automobilista secondo legge e giurisprudenza.

Gli incidenti che coinvolgono pedoni sono tra i più drammatici e delicati dal punto di vista giuridico. La legge italiana, in linea generale, tende a tutelare il pedone, considerato l’utente più debole della strada. Tuttavia, ci sono situazioni in cui la responsabilità non ricade automaticamente sul conducente del veicolo.

Esistono infatti casi in cui l’investimento è dovuto a un comportamento imprevedibile o scorretto del pedone, tale da escludere del tutto — o almeno in parte — la colpa dell’automobilista.

Capire quando il conducente non ha colpa significa analizzare la normativa, la giurisprudenza e i principi di prudenza che regolano la circolazione stradale.

Investimenti di Pedoni: Quando il Conducente Non Ha Colpa?

Il principio generale della responsabilità del conducente

L’articolo 2054 del Codice Civile stabilisce che il conducente di un veicolo è sempre presunto responsabile in caso di incidente, salvo che dimostri di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno.

Questa norma introduce una presunzione di colpa a carico dell’automobilista, che quindi deve provare la propria innocenza. In altre parole, se un’auto investe un pedone, si parte sempre dal presupposto che il conducente sia colpevole, a meno che non riesca a dimostrare:

  • di aver rispettato tutte le norme di circolazione;

  • di aver guidato con prudenza e attenzione;

  • che l’evento è stato causato da un comportamento imprevedibile e inevitabile del pedone.

Solo in presenza di queste condizioni si può escludere la colpa del conducente.

Quando il pedone è responsabile o concorre al danno

Il pedone, come qualsiasi altro utente della strada, ha precisi obblighi di comportamento stabiliti dal Codice della Strada.

In particolare, gli articoli 190 e 191 prevedono che i pedoni devono:

  • attraversare sulle strisce pedonali o agli incroci, evitando di farlo improvvisamente e fuori dai passaggi consentiti;

  • non sostare o camminare sulla carreggiata quando esistono marciapiedi o spazi riservati;

  • attraversare solo dopo essersi assicurati di poterlo fare in sicurezza;

  • rispettare la segnaletica semaforica.

Se un pedone viola queste regole e causa un incidente, la sua condotta può escludere — o ridurre — la responsabilità dell’automobilista.

I casi in cui il conducente non ha colpa

La giurisprudenza italiana ha individuato una serie di casi in cui il conducente può essere esonerato da responsabilità, perché l’incidente è stato provocato da un comportamento anomalo o imprevedibile del pedone.

Tra i principali esempi:

  • Attraversamento improvviso fuori dalle strisce o dietro a veicoli in sosta, che impediscono la visuale;

  • Attraversamento con semaforo rosso per i pedoni;

  • Presenza del pedone in autostrada o su strade extraurbane vietate ai pedoni;

  • Attraversamento notturno in zone non illuminate, dove il pedone è vestito con abiti scuri e non visibile;

  • Comportamenti imprudenti o distratti, come attraversare mentre si guarda il cellulare o si indossano auricolari.

In tutte queste situazioni, il pedone diventa l’unico responsabile del proprio investimento, poiché il conducente non avrebbe potuto prevedere né evitare l’incidente con l’ordinaria diligenza.

Il concorso di colpa tra pedone e conducente

Spesso, tuttavia, la responsabilità non è tutta da una parte. Molte sentenze riconoscono un concorso di colpa, quando sia il pedone sia il conducente hanno contribuito all’evento.

Ad esempio, un pedone che attraversa fuori dalle strisce può essere considerato in parte responsabile, ma se il conducente procedeva a velocità eccessiva o non prestava attenzione, la colpa può essere divisa in percentuali (ad esempio 70% al pedone e 30% all’automobilista).

Questo approccio equilibrato è coerente con l’articolo 1227 del Codice Civile, che riduce il risarcimento in base alla colpa concorrente del danneggiato.

Cosa deve provare il conducente per non essere ritenuto colpevole

Per liberarsi dalla presunzione di colpa, l’automobilista deve dimostrare che l’incidente era impossibile da evitare, anche usando la massima prudenza. Ciò significa che dovrà provare:

  • di non aver superato i limiti di velocità;

  • di aver mantenuto la distanza di sicurezza;

  • di aver guidato in condizioni di visibilità adeguate;

  • di non aver compiuto manovre rischiose o distratte.

Spesso, per accertare questi elementi, si ricorre a rilievi tecnici, testimonianze, perizie cinematica e immagini delle telecamere di sorveglianza. Se da tali elementi emerge che il pedone si è comportato in modo del tutto imprevedibile, il giudice può escludere qualsiasi colpa del conducente.

Esempi giurisprudenziali recenti

La Corte di Cassazione ha più volte affrontato il tema, fornendo esempi concreti in cui la colpa del conducente è stata esclusa.

In una sentenza del 2021, la Corte ha ritenuto non colpevole un automobilista che aveva investito un pedone entrato improvvisamente sulla carreggiata, sbucando tra due auto in sosta. In un altro caso, è stata esclusa la responsabilità del conducente che aveva investito una persona vestita di scuro, di notte, su una strada extraurbana priva di illuminazione, dove la presenza di pedoni era del tutto inaspettata.

Al contrario, è stata confermata la responsabilità del conducente che, pur procedendo a bassa velocità, non aveva rallentato in prossimità delle strisce pedonali, dove era ragionevole aspettarsi la presenza di persone.

Quando la responsabilità resta del conducente

Il principio di prudenza resta sempre valido: chi guida un veicolo deve prevedere e prevenire i pericoli anche quando non immediatamente visibili. Pertanto, la responsabilità del conducente non viene esclusa se l’incidente è stato causato da:

  • mancato rispetto dei limiti di velocità;

  • guida distratta (uso del cellulare, scarsa attenzione);

  • mancata precedenza sulle strisce pedonali;

  • mancata illuminazione del veicolo o pneumatici usurati;

  • condizioni di guida pericolose, come pioggia intensa o nebbia, che richiedono maggiore cautela.

In questi casi, anche se il pedone ha avuto un comportamento imprudente, la condotta del conducente non risulta sufficientemente diligente da escluderne la colpa.

Come si stabilisce la colpa in concreto

La valutazione della colpa avviene caso per caso, analizzando tutti gli elementi disponibili: testimonianze, rilievi, condizioni ambientali e comportamento di entrambe le parti. Il giudice applica un criterio di ragionevolezza e prevedibilità, chiedendosi se un automobilista diligente avrebbe potuto evitare l’incidente. Se la risposta è negativa, la colpa viene esclusa; se invece il conducente avrebbe potuto evitare l’impatto con maggiore prudenza, sarà ritenuto almeno parzialmente responsabile.

Investimenti di Pedoni: Quando il Conducente Non Ha Colpa?

L’investimento di un pedone non comporta automaticamente la colpa del conducente. Il principio della presunzione di responsabilità può essere superato quando il comportamento del pedone è imprevedibile, improvviso o contrario alle regole del Codice della Strada. Tuttavia, il conducente ha sempre l’obbligo di guidare con prudenza, mantenendo un livello di attenzione adeguato alle circostanze.

In definitiva, solo quando il guidatore dimostra di aver fatto tutto il possibile per evitare l’incidente, e il pedone ha tenuto un comportamento anomalo e pericoloso, la responsabilità può essere esclusa completamente.

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