Novembre 10, 2025
Mantenimento per Ex Conviventi Diritti e Obblighi Legali

Negli ultimi anni, le convivenze di fatto sono diventate una realtà sempre più diffusa in Italia. Molte coppie scelgono di vivere insieme senza sposarsi, condividendo casa, spese e progetti di vita. Ma quando la relazione finisce, spesso nasce una domanda importante: l’ex convivente ha diritto al mantenimento?

Il tema è complesso, perché la legge italiana distingue nettamente tra matrimonio, unione civile e convivenza di fatto. Vediamo quindi cosa prevede la normativa e in quali casi può scattare un obbligo economico tra ex partner non sposati.

Mantenimento per Ex Conviventi: Diritti e Obblighi Legali

Convivenza di fatto: cosa prevede la legge

Con la Legge n. 76 del 2016, conosciuta come Legge Cirinnà, il legislatore ha introdotto una disciplina specifica per le unioni civili e le convivenze di fatto. Due persone maggiorenni, legate da un rapporto stabile di affetto e reciproca assistenza, possono registrare la loro convivenza presso il Comune di residenza.

Questo riconoscimento dà luogo ad alcuni diritti e doveri, ma non equipara del tutto la convivenza al matrimonio. Infatti, a differenza dei coniugi, i conviventi non sono tenuti a prestarsi mantenimento reciproco in caso di separazione.

Tuttavia, la legge prevede alcune tutele minime, soprattutto nei casi in cui uno dei due partner si trovi in difficoltà economica o sia rimasto danneggiato dalla fine del rapporto.

Mantenimento o assistenza economica: la differenza

Parlare di “mantenimento” tra ex conviventi può essere improprio, perché non esiste un vero e proprio obbligo legale di mantenimento come nel matrimonio. La normativa riconosce solo la possibilità, in alcuni casi, di una forma di assistenza temporanea, detta anche “indennizzo” o “assegno di alimenti”.

La differenza è sostanziale:

  • Nel matrimonio, il mantenimento è un diritto che nasce automaticamente in caso di divorzio o separazione, se il coniuge è economicamente più debole.

  • Nella convivenza di fatto, invece, l’aiuto economico può essere richiesto solo in presenza di determinati requisiti, e non ha la stessa portata del mantenimento matrimoniale.

Quando l’ex convivente può chiedere un sostegno economico

Secondo l’articolo 1, comma 65, della Legge 76/2016, alla cessazione della convivenza di fatto, un partner può chiedere all’altro un diritto agli alimenti, ma solo se versa in stato di bisogno.

La legge specifica che:

“Il convivente di fatto che versi in stato di bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento può chiedere all’altro gli alimenti per un periodo proporzionato alla durata della convivenza.”

Ciò significa che l’ex convivente non ha diritto al mantenimento standard, ma può ottenere un aiuto economico temporaneo e limitato nel tempo, basato su due condizioni principali:

  1. Deve trovarsi in stato di bisogno, ossia senza reddito o mezzi sufficienti.

  2. La convivenza deve essere stata stabile e duratura, non un rapporto occasionale.

Come si calcolano gli alimenti per ex conviventi

L’importo dell’aiuto economico non è fisso, ma viene determinato dal giudice, valutando:

  • la durata della convivenza;

  • le condizioni economiche di entrambi;

  • il contributo dato alla vita comune, anche in termini di lavoro domestico o assistenza ai figli;

  • le ragioni della fine del rapporto.

A differenza del mantenimento tra coniugi, che può garantire un tenore di vita simile a quello goduto durante il matrimonio, gli alimenti per ex conviventi hanno solo funzione di sussistenza, cioè servono a garantire i mezzi minimi per vivere.

E se ci sono figli?

Quando dalla convivenza nascono figli, la situazione cambia radicalmente. In questo caso, il diritto al mantenimento non riguarda i conviventi tra loro, ma i figli, che hanno diritto alla stessa tutela economica riconosciuta ai figli di genitori sposati.

Entrambi i genitori, anche se non più conviventi, sono tenuti a contribuire alle spese di mantenimento, istruzione e educazione dei figli, secondo le proprie capacità economiche. Il giudice può stabilire un assegno di mantenimento a favore del genitore che convive con i minori, indipendentemente dal fatto che la coppia sia sposata o meno.

In sostanza:

  • Nessun mantenimento automatico tra ex conviventi.

  • Obbligo pieno di mantenimento nei confronti dei figli comuni.

Convivenze registrate e non registrate: cambia qualcosa?

Sì. La registrazione della convivenza presso l’anagrafe comunale è un elemento importante. Solo in presenza di una convivenza formalmente riconosciuta, infatti, si può accedere ai diritti previsti dalla Legge 76/2016, compreso quello agli alimenti in caso di cessazione.

Chi ha convissuto senza registrare il rapporto potrà far valere solo i principi generali di equità e arricchimento senza causa, ma non potrà invocare il diritto agli alimenti previsto dalla legge.

Cosa succede se uno dei due ha rinunciato a lavorare?

Un caso molto frequente è quello del partner che, durante la convivenza, ha rinunciato al lavoro per dedicarsi alla casa o ai figli. Anche in questo scenario, la legge non riconosce automaticamente un mantenimento, ma la giurisprudenza ha ammesso, in alcuni casi, il diritto a un indennizzo per arricchimento ingiustificato.

In altre parole, se uno dei conviventi ha contribuito in modo significativo alla vita economica dell’altro (ad esempio sostenendo la carriera o partecipando alle spese per la casa comune), può chiedere un rimborso proporzionato al contributo dato, anche se non c’è matrimonio.

Mantenimento per ex conviventi: come richiederlo

Per ottenere un contributo economico dopo la fine della convivenza, è necessario presentare un ricorso al tribunale. Il giudice valuta la situazione economica, la durata del rapporto e lo stato di bisogno del richiedente. Se ritiene fondate le motivazioni, può disporre un assegno alimentare limitato nel tempo e proporzionato alle possibilità dell’ex partner.

È consigliabile farsi assistere da un avvocato specializzato in diritto di famiglia, che potrà gestire la procedura e raccogliere le prove utili (documentazione economica, testimonianze, durata della convivenza, contributo dato alla vita comune).

In sintesi

  • Non esiste un vero mantenimento tra ex conviventi, ma solo un possibile diritto agli alimenti in casi di bisogno.

  • L’importo e la durata sono stabiliti dal giudice in base alla durata del rapporto e alle condizioni economiche.

  • Se ci sono figli, il mantenimento riguarda esclusivamente loro, non i genitori.

  • Convivenze non registrate o saltuarie non danno diritto ad alcuna tutela economica.

La chiave di tutto sta nella differenza tra convivenza di fatto e matrimonio: la prima è una scelta libera, ma con tutele più limitate sul piano patrimoniale.


FAQ – Domande Frequenti

L’ex convivente ha diritto al mantenimento dopo la separazione?

No, non esiste un vero mantenimento come tra coniugi. Tuttavia, se l’ex partner versa in stato di bisogno, può chiedere un contributo alimentare temporaneo.

Quanto dura il mantenimento per ex conviventi?

La durata è decisa dal giudice e dipende dalla durata della convivenza e dalle condizioni economiche. In genere, si tratta di un aiuto limitato nel tempo.

Serve la convivenza registrata per chiedere gli alimenti?

Sì. Solo le convivenze registrate ai sensi della Legge 76/2016 possono dare diritto agli alimenti in caso di cessazione del rapporto.

Se ci sono figli, chi paga il mantenimento?

Entrambi i genitori sono obbligati a contribuire alle spese dei figli, indipendentemente dal fatto che siano sposati o conviventi.

Si può chiedere un rimborso per anni di lavoro domestico?

In alcuni casi sì, se si dimostra di aver contribuito in modo significativo al patrimonio dell’altro convivente. In questo caso si parla di indennizzo per arricchimento senza causa.

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