Novembre 10, 2025
Separazione Diritti del Convivente Invalido nella Casa Familiare
Cosa succede alla casa familiare se un convivente invalido si separa? Scopri i diritti riconosciuti dalla legge, le decisioni della Cassazione e le possibili tutele per la persona fragile.

Quando una coppia si separa, le questioni legate alla casa familiare diventano spesso le più delicate e complesse. Lo diventano ancora di più quando uno dei due partner è invalido o portatore di handicap, perché entrano in gioco non solo gli aspetti patrimoniali, ma anche quelli legati alla tutela della persona e del diritto all’abitazione.

Ma cosa succede concretamente in caso di separazione o cessazione della convivenza? Il convivente invalido può restare nella casa familiare anche se non è proprietario? E quali sono i suoi diritti?

Vediamolo in modo chiaro e completo, facendo riferimento alla normativa e alla giurisprudenza più recente.

Separazione: Diritti del Convivente Invalido nella Casa Familiare

Casa familiare e diritto all’abitazione: cosa prevede la legge

La casa familiare è il luogo dove la coppia convive stabilmente e costruisce la propria vita comune. È quindi uno spazio con un forte valore affettivo, oltre che economico.

In caso di matrimonio, il giudice può assegnare la casa a uno dei coniugi al momento della separazione, valutando principalmente l’interesse dei figli minori o non autosufficienti (art. 337-sexies del Codice Civile).

Ma nel caso delle convivenze di fatto, le regole cambiano. La legge 76/2016 (nota come Legge Cirinnà) ha riconosciuto molti diritti ai conviventi, ma non ha equiparato del tutto la convivenza al matrimonio.

Questo significa che, in linea generale, il convivente non proprietario non ha un diritto automatico a restare nella casa comune, a meno che non esistano particolari circostanze di fragilità o necessità, come l’invalidità.

Quando il convivente invalido ha diritto a restare nella casa

La giurisprudenza negli ultimi anni ha mostrato una crescente sensibilità verso i casi di conviventi affetti da disabilità o invalidità.

Pur mancando una norma esplicita, i giudici hanno applicato i principi di tutela della dignità umana (art. 2 Costituzione) e del diritto all’abitazione come parte integrante dei diritti fondamentali della persona.

In concreto, questo può tradursi in due possibilità:

  1. Assegnazione temporanea della casa al convivente invalido, quando la separazione o la cessazione della convivenza metterebbero in grave pericolo la sua condizione di vita o di salute.

  2. Prolungamento del diritto di abitazione, se l’immobile è stato la dimora stabile della coppia e l’invalido non ha alternative abitative adeguate.

Queste soluzioni vengono valutate caso per caso, tenendo conto del grado di invalidità, della disponibilità economica e della situazione abitativa dell’altro partner.

Differenza tra proprietà e diritto di abitazione

Un punto importante da chiarire è che l’assegnazione della casa non cambia la proprietà dell’immobile.

Anche se il giudice riconosce al convivente invalido il diritto di restare temporaneamente nell’abitazione, la casa rimane di proprietà del titolare originario.

Il diritto concesso è infatti di tipo personale, legato alla necessità di proteggere la persona fragile, e non può essere venduto, ceduto o ereditato.

In alcuni casi, il giudice può disporre che il convivente proprietario continui a consentire l’uso dell’immobile per un periodo stabilito, in attesa che il partner invalido trovi una sistemazione alternativa o riceva un supporto adeguato dai servizi sociali.

Cosa succede se l’invalido riceve un’indennità o assistenza pubblica

Se il convivente invalido beneficia già di un’indennità di accompagnamento o di altri contributi pubblici, questi non escludono automaticamente il diritto a restare nella casa familiare.

Il principio generale è che la tutela della salute e della dignità personale prevale su quella patrimoniale, purché la permanenza nell’immobile non leda in modo eccessivo i diritti del proprietario.

Tuttavia, il giudice può tenere conto di tali indennità per valutare l’autonomia economica dell’invalido e determinare la durata o le condizioni del suo diritto di abitazione.

E se la casa è in affitto o in comproprietà?

La situazione cambia leggermente se l’immobile non è di proprietà esclusiva.

  • Se la casa è in affitto, il contratto può essere intestato a uno o a entrambi i conviventi. In caso di cessazione della convivenza, l’invalido può chiedere la voltura del contratto a suo nome, soprattutto se dimostra che l’abitazione è la sua dimora principale e che ha un’invalidità riconosciuta.

  • Se la casa è in comproprietà, invece, nessuno dei due può essere allontanato senza un accordo o un provvedimento giudiziario. In genere, il giudice tende a favorire il convivente più debole dal punto di vista economico o sanitario, almeno fino a una soluzione stabile.

I principi della Corte di Cassazione

Negli ultimi anni, la Corte di Cassazione ha più volte ribadito che nei casi di convivenza di fatto con partner invalido, il diritto all’abitazione deve essere interpretato in modo ampio, per garantire una protezione minima e dignitosa.

Ad esempio, con la sentenza n. 7214 del 2021, la Suprema Corte ha stabilito che, anche in assenza di matrimonio, il convivente invalido ha diritto a una tutela abitativa proporzionata alle sue esigenze di salute e assistenza, purché non si traduca in una lesione ingiustificata dei diritti dell’altro convivente.

Si tratta di una visione più umana e meno formalistica del diritto di famiglia, che mira a conciliare solidarietà e proprietà privata.

Il ruolo dei servizi sociali e del Comune

In molti casi, soprattutto quando nessuno dei conviventi può garantire una soluzione alternativa, entra in gioco il Comune di residenza.

I servizi sociali possono intervenire per:

  • trovare soluzioni abitative temporanee o assistite;

  • concedere contributi per l’affitto o per il sostegno alla disabilità;

  • favorire accordi di convivenza temporanea in attesa di provvedimenti giudiziari.

In alcune Regioni italiane sono previste priorità nei bandi per alloggi pubblici proprio per i casi di invalidità certificata e disagio abitativo conseguente a separazione.

Separazione: Diritti del Convivente Invalido nella Casa Familiare

In caso di separazione o fine di una convivenza, il convivente invalido non è privo di diritti, anche se la legge non gli riconosce automaticamente l’assegnazione della casa familiare.

Grazie all’evoluzione della giurisprudenza, oggi si tende a garantire una protezione personalizzata, fondata sui principi di solidarietà, salute e dignità. La casa non è solo un bene economico: è il centro della vita quotidiana, e per chi è invalido rappresenta spesso una sicurezza imprescindibile.Per questo, ogni decisione va presa con equilibrio, considerando la situazione concreta e cercando sempre la soluzione più umana e sostenibile per entrambe le parti.

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