L’affido condiviso è ormai la regola nelle separazioni e nei divorzi in Italia. La legge lo considera la soluzione migliore per garantire al figlio il diritto di mantenere un rapporto equilibrato con entrambi i genitori, anche dopo la fine del matrimonio o della convivenza.
Ma non sempre questa formula è possibile. Ci sono situazioni in cui il giudice può escludere l’affido condiviso e disporre un affido esclusivo a uno solo dei genitori, soprattutto quando il conflitto o le condizioni familiari lo rendono dannoso per il minore.
In questo contesto entra spesso in gioco anche il tema dell’assegno divorzile, che può variare a seconda dell’affido, della situazione economica e del contributo alla vita familiare.
Vediamo quindi, con parole semplici ma precise, quando l’affido condiviso diventa impossibile e come si lega alla questione economica del mantenimento e dell’assegno divorzile.
Affido Condiviso: Quando Diventa Impossibile e il Ruolo dell’Assegno Divorzile
Cos’è l’affido condiviso
L’affido condiviso, introdotto in Italia con la Legge n. 54 del 2006, stabilisce che entrambi i genitori mantengano la responsabilità genitoriale sui figli, anche dopo la separazione o il divorzio.
Questo significa che devono prendere insieme le decisioni importanti che riguardano la vita del figlio: scuola, salute, educazione, residenza e attività extrascolastiche.
Non va confuso con la collocazione del minore. Infatti, anche se l’affido è condiviso, il figlio può vivere prevalentemente con uno dei due genitori, mentre l’altro ha diritto (e dovere) di frequentarlo secondo un calendario stabilito.
L’obiettivo dell’affido condiviso è proteggere il benessere psicologico del bambino e mantenere viva la figura di entrambi i genitori nella sua crescita.
Quando l’affido condiviso diventa impossibile
Nonostante sia la regola generale, ci sono situazioni in cui l’affido condiviso non è praticabile. La legge e la giurisprudenza concordano nel dire che, quando l’affido condiviso può nuocere al minore o è impossibile da attuare, il giudice deve optare per l’affido esclusivo.
Ecco i casi più comuni.
1. Conflitto grave e continuo tra i genitori
Il contrasto tra ex coniugi è normale, ma quando diventa cronico, acceso e distruttivo, può compromettere la serenità del bambino. Se i genitori non riescono nemmeno a parlarsi o a concordare le decisioni più basilari, l’affido condiviso perde di senso. La Cassazione ha chiarito più volte (sentenza n. 16593/2018, tra le altre) che il conflitto genitoriale non esclude automaticamente l’affido condiviso, ma lo fa quando è tale da rendere impossibile ogni collaborazione.
2. Inidoneità di uno dei genitori
Se uno dei due genitori è ritenuto inidoneo sotto il profilo educativo o morale, ad esempio per problemi di dipendenza, instabilità mentale, comportamenti violenti o incuria, il giudice può disporre l’affido esclusivo all’altro. La priorità assoluta è sempre la tutela del minore, non la parità formale tra i genitori.
3. Violenza domestica o maltrattamenti
In presenza di episodi di violenza fisica, psicologica o economica, anche se non ancora oggetto di condanna definitiva, il giudice tende a escludere l’affido condiviso. Il minore non deve mai essere costretto a mantenere contatti con un genitore che rappresenta un pericolo o un trauma.
4. Disinteresse o abbandono di un genitore
Quando uno dei due genitori non partecipa alla vita del figlio, non paga il mantenimento, o mostra totale disinteresse per la crescita e le esigenze del bambino, il tribunale può decidere di affidare il minore in modo esclusivo all’altro genitore più presente e affidabile.
5. Distanza geografica e logistica
In alcuni casi pratici, la distanza tra le abitazioni dei genitori rende impossibile organizzare un affido condiviso equilibrato. Se, per esempio, uno dei genitori si trasferisce in un’altra regione o all’estero, diventa complicato garantire una gestione congiunta delle decisioni e delle frequentazioni. In questi casi, si opta spesso per un affido esclusivo o per un affidamento “a prevalenza di uno dei due genitori”, con ampie visite all’altro.
Differenza tra affido condiviso e affido esclusivo
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Affido condiviso: entrambi i genitori partecipano alle decisioni, ma il figlio può vivere prevalentemente con uno di loro.
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Affido esclusivo: solo un genitore esercita la responsabilità genitoriale, mentre l’altro mantiene il diritto di visita e doveri economici.
L’affido esclusivo, tuttavia, non toglie il ruolo genitoriale a chi ne è escluso: resta il diritto-dovere di mantenere un legame affettivo e di contribuire al mantenimento del figlio.
Il mantenimento dei figli
In caso di separazione o divorzio, l’obbligo di mantenere economicamente i figli resta a carico di entrambi i genitori, indipendentemente dal tipo di affido. Anche nel caso di affido condiviso, il genitore presso cui il minore non vive stabilmente deve versare un contributo economico all’altro, proporzionato al reddito e alle spese quotidiane del bambino.
Solo in situazioni molto equilibrate — con pari tempi di permanenza e capacità economiche simili — il giudice può decidere di non disporre alcun assegno e dividere le spese in modo diretto.
L’assegno divorzile: non solo per i figli
Oltre al mantenimento dei figli, il giudice può stabilire un assegno divorzile a favore di uno dei due ex coniugi. L’assegno divorzile non serve a “premiare” o “punire” nessuno: è uno strumento di equità economica. La sua funzione è assistenziale, compensativa e perequativa: mira cioè a sostenere chi, durante il matrimonio, ha sacrificato la propria carriera o reddito per la famiglia.
Dopo le riforme giurisprudenziali del 2018 (Cass. Sez. Unite, n. 18287), il criterio non è più solo il “tenore di vita matrimoniale”, ma anche:
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la durata del matrimonio;
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il contributo dato alla famiglia e alla crescita dei figli;
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le possibilità economiche dei due ex coniugi;
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l’autonomia o indipendenza economica del richiedente.
Il legame tra affido e assegno divorzile
L’affido dei figli può incidere indirettamente sulla decisione relativa all’assegno divorzile.
Infatti:
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se il genitore economicamente più debole ottiene la collocazione prevalente dei figli, potrebbe avere diritto anche a un assegno di mantenimento per i figli e, in alcuni casi, a un assegno divorzile per sé;
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se invece i figli sono affidati in modo paritario e i redditi dei genitori sono simili, l’assegno può non essere riconosciuto.
Tuttavia, i due istituti restano giuridicamente distinti: il mantenimento dei figli è un dovere verso la prole, mentre l’assegno divorzile riguarda i rapporti economici tra gli ex coniugi.
Affido Condiviso: Quando Diventa Impossibile e il Ruolo dell’Assegno Divorzile
L’affido condiviso rappresenta la soluzione più equilibrata e rispettosa del diritto del minore a mantenere un legame con entrambi i genitori. Ma quando il conflitto, la violenza o l’inidoneità rendono impossibile la collaborazione, il giudice può disporre l’affido esclusivo, nell’unico interesse del bambino.
Parallelamente, l’assegno divorzile continua a garantire equità e sostegno economico, riconoscendo il contributo dato da ciascun coniuge alla vita familiare. In ogni caso, la parola chiave resta tutela: quella dei figli, prima di tutto, e quella di chi ha diritto a un equilibrio economico giusto dopo la fine di un matrimonio.
