Maggio 23, 2025
Affidamento dei Figli Come Funziona Davvero in Caso di Separazione
Ti stai separando e non sai cosa succederà con i tuoi figli? Scopri davvero come funziona l’affidamento, chi decide, cosa cambia per il mantenimento e cosa dice la legge. Leggi prima di fare scelte sbagliate.

Separarsi è sempre difficile. Lo è per chi lo decide, lo è per chi lo subisce… ma lo è ancora di più quando ci sono dei figli. In quei momenti, la testa si riempie di domande, dubbi e, a volte, paure: Chi li terrà con sé? Li vedrò abbastanza? Dovranno scegliere tra mamma e papà?

La buona notizia è che oggi, a livello legale, l’interesse dei figli è al centro di tutto. Ma serve chiarezza, perché tra leggende metropolitane, “sentito dire” e falsi miti, è facile farsi un’idea sbagliata.

In questo articolo ti spiegherò in modo semplice e senza troppi paroloni come funziona davvero l’affidamento dei figli in caso di separazione o divorzio.

Affidamento dei Figli: Come Funziona Davvero in Caso di Separazione

Cos’è l’affidamento

Partiamo dalle basi: affidamento non significa “a chi vanno i figli”. L’affidamento riguarda le decisioni importanti per la vita dei figli: scuola, salute, educazione, scelte religiose… insomma, tutto ciò che incide sul loro futuro.

Quindi, anche se i figli vivono con un genitore più che con l’altro, entrambi possono comunque essere affidatari. Ed è qui che entrano in gioco le due forme principali:

Affidamento condiviso: la regola (quasi) sempre

Nel 90% dei casi, oggi si opta per l’affidamento condiviso. Cosa vuol dire?

Significa che entrambi i genitori hanno pari responsabilità, devono prendere insieme le decisioni più importanti e mantenere un dialogo continuo sul benessere dei figli.

👉 Attenzione: condiviso non vuol dire che i figli vivono metà settimana con uno e metà con l’altro. Non è una spartizione “al 50%”, ma un’organizzazione pratica che tiene conto delle esigenze dei minori (scuola, sport, amici…) e delle possibilità dei genitori.

Affidamento esclusivo: quando si applica?

L’affidamento esclusivo è molto più raro, e si applica solo in casi particolari, ad esempio quando:

  • uno dei genitori è assente, instabile o violento;

  • c’è stato un grave conflitto familiare;

  • uno dei due non è in grado di prendersi cura dei figli.

In questo caso, tutte le decisioni spettano a un solo genitore, ma l’altro mantiene comunque il diritto di visita e di essere informato sull’andamento dei figli (salvo restrizioni decise dal giudice).

Da chi vanno a vivere i figli?

Anche se l’affidamento è condiviso, nella pratica i figli risiederanno stabilmente con uno dei due genitori, di solito quello che può offrire maggiore continuità (vicinanza alla scuola, casa adatta, routine consolidata…).

L’altro genitore avrà il diritto di visita regolato da un calendario, che può essere concordato tra le parti o stabilito dal giudice.

Gli accordi più comuni prevedono:

  • weekend alternati,

  • pomeriggi infrasettimanali,

  • suddivisione equa delle vacanze.

📌 Importante: ogni situazione è diversa. L’obiettivo non è l’equilibrio matematico, ma il benessere del bambino.

I figli possono scegliere?

Domanda tipica: “Ma se mio figlio vuole stare con me, può decidere lui?”

La risposta è: dipende dall’età. Se il figlio ha più di 12 anni, o comunque ha una capacità di discernimento, il giudice può ascoltarlo (e spesso lo fa).
Tuttavia, la sua opinione non è vincolante, ma viene considerata insieme ad altri fattori.

Quindi sì, i figli possono esprimere la loro volontà, ma non decidono da soli.

Il mantenimento: chi paga cosa?

Altro punto caldo: chi paga il mantenimento?

Anche se l’affidamento è condiviso, di solito uno dei due genitori versa un assegno di mantenimento all’altro, che ha la residenza prevalente dei figli. Questo contributo serve a coprire:

  • vitto e alloggio,

  • scuola,

  • spese quotidiane.

Poi ci sono le spese straordinarie (mediche, attività sportive, viaggi scolastici…), che di solito si dividono al 50%, salvo accordi diversi.

👉 Nota bene: il mantenimento non è una punizione, ma un modo per garantire ai figli uno stile di vita equilibrato, anche dopo la separazione.

Gli accordi, in futuro, possono essere modificati?

Sì, assolutamente. Le situazioni cambiano: lavoro, trasferimenti, nuovi compagni, esigenze dei figli…
Se qualcosa cambia in modo significativo, puoi chiedere una modifica delle condizioni all’autorità giudiziaria.

Può essere:

  • una revisione del calendario delle visite,

  • una variazione dell’assegno,

  • un cambio di residenza del minore.

Meglio evitare soluzioni “fai da te” troppo improvvisate: tutto ciò che riguarda i figli deve essere fatto nell’interesse loro, non solo dei genitori.

Genitori non sposati: le regole cambiano?

No, se sei un genitore non sposato, hai gli stessi diritti e doveri.
L’unica differenza è che non si parla di “separazione” ma di regolamentazione dell’affidamento.

In entrambi i casi, si può:

  • presentare un accordo congiunto in tribunale (se c’è intesa),

  • oppure avviare un procedimento giudiziale (se c’è conflitto).

In breve: non serve il matrimonio per essere genitori responsabili… ma serve organizzazione.

In conclusione

Parlare di affidamento dei figli non è mai facile, perché dietro ci sono emozioni, tensioni, a volte rancori.
Ma la legge è chiara: prima di tutto viene il benessere del bambino. E questo vale sempre, anche quando mamma e papà non stanno più insieme.

La strada migliore? Trovare un accordo equilibrato, mantenere un dialogo civile e pensare al futuro dei figli, non al passato della coppia.

Hai dubbi sul tuo caso? Vuoi una consulenza per capire meglio come muoverti? Scrivici: un avvocato esperto in diritto di famiglia può aiutarti a prendere le decisioni giuste per te e, soprattutto, per i tuoi figli.

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