
Ti hanno appena comunicato il licenziamento e ti è crollato il mondo addosso? Ti senti spiazzato, arrabbiato e con mille domande in testa?
Magari pensi: “Possono farlo davvero? È tutto regolare? O mi stanno prendendo in giro?”
La verità è che non tutti i licenziamenti sono legittimi, e spesso il lavoratore può difendersi e ottenere un risarcimento o addirittura il reintegro. Ma per farlo, devi sapere come riconoscere un licenziamento illegittimo.
La buona notizia? Capirlo non richiede una laurea in legge. In questo articolo ti spiego tutto quello che devi sapere in modo semplice e chiaro, così in pochi minuti puoi farti un’idea precisa di come stanno le cose.
Ti Hanno Licenziato? Scopri Se È Illegittimo in 3 Minuti
Cosa vuol dire “licenziamento illegittimo”?
Un licenziamento è illegittimo quando non rispetta le regole previste dalla legge o dal contratto collettivo.
In parole povere: non possono mandarti via “così, da un giorno all’altro”, senza motivo o senza rispettare le procedure.
Quindi, per essere legittimo, un licenziamento deve avere:
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una motivazione valida (giusta causa o giustificato motivo),
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una forma scritta,
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una procedura corretta (tempistiche, comunicazioni, rispetto dei tuoi diritti).
Se anche solo uno di questi elementi manca, potresti avere diritto a contestarlo.
Devono sempre darti una motivazione
Sembra scontato, ma spesso non lo è: non possono licenziarti senza spiegarti perché.
Il datore di lavoro ha l’obbligo di indicare per iscritto la causa del licenziamento.
La motivazione può essere:
✅ Per giusta causa
Quando il dipendente compie un atto gravissimo (furto, insubordinazione, violenza, assenteismo ingiustificato). È il caso in cui si viene mandati via “in tronco”, senza preavviso.
✅ Per giustificato motivo oggettivo
Motivi economici, ristrutturazione aziendale, calo di lavoro. In questo caso devono dimostrare che non potevano tenerti.
✅ Per giustificato motivo soggettivo
Comportamenti scorretti ma meno gravi della giusta causa (negligenza, errori ripetuti, mancato rispetto delle regole aziendali).
👉 Se non c’è una motivazione chiara o reale, o se ti viene comunicata solo verbalmente, il licenziamento è molto probabilmente illegittimo.
Il licenziamento deve sempre essere scritto
Un’altra regola base: il licenziamento deve essere comunicato per iscritto.
Se il tuo datore ti dice “sei fuori” a voce o via messaggio, non è valido. E se tu non ricevi nulla per iscritto, tecnicamente sei ancora un dipendente (e con diritto allo stipendio!).
Attenzione: la forma scritta è obbligatoria anche per i contratti a tempo determinato e per i part-time.
Hanno rispettato la procedura?
Per i licenziamenti disciplinari (cioè legati al tuo comportamento), c’è una procedura ben precisa da seguire. In genere prevede:
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Una contestazione scritta dell’addebito (con i fatti contestati).
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5 giorni di tempo per presentare le tue difese (per iscritto o in un colloquio).
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Solo dopo, la comunicazione di eventuale licenziamento.
Se il datore di lavoro salta anche solo uno di questi passaggi, il licenziamento è impugnabile.
Sei in una categoria “protetta”?
La legge tutela particolarmente alcune categorie di lavoratori, che non possono essere licenziate facilmente. Ecco alcuni esempi:
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Donne in gravidanza o in maternità (fino al primo anno del bambino).
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Dipendenti in malattia (entro il periodo di comporto previsto dal contratto).
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Rappresentanti sindacali.
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Lavoratori in congedo parentale.
Se sei stato licenziato mentre ti trovavi in una di queste situazioni, potresti avere diritto al reintegro immediato.
Quando il licenziamento è discriminatorio
Se pensi di essere stato licenziato per motivi legati a razza, sesso, religione, orientamento sessuale, idee politiche o affiliazione sindacale, siamo davanti a un licenziamento discriminatorio.
Ed è assolutamente vietato dalla legge.
In questi casi, non solo il licenziamento è nullo, ma hai diritto al reintegro nel posto di lavoro e al risarcimento del danno.
Posso fare qualcosa o devo subire?
No, non devi subire in silenzio. Se hai anche solo il dubbio che il tuo licenziamento non sia legittimo, puoi impugnarlo.
Come?
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Scrivi (tramite un avvocato del lavoro o un sindacato) una lettera al datore di lavoro per contestare formalmente il licenziamento.
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Hai 60 giorni di tempo dalla ricezione della lettera di licenziamento per farlo.
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Dopo la contestazione, hai altri 180 giorni per iniziare una causa o tentare la conciliazione.
Cosa puoi ottenere se il licenziamento è illegittimo?
Dipende dalla tua situazione contrattuale e dalla dimensione dell’azienda, ma in generale puoi ottenere:
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Il reintegro nel posto di lavoro, se il giudice lo ritiene possibile.
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Un risarcimento economico, che può arrivare a fino 24 mensilità (e anche oltre, in certi casi).
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Il pagamento delle mensilità non ricevute.
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Il mantenimento del diritto alla disoccupazione (NASpI).
Quando conviene rivolgersi a un avvocato del lavoro?
Appena hai il sospetto che qualcosa non quadri, infatti un avvocato del lavoro può:
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leggere la lettera di licenziamento e capire se ci sono irregolarità;
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aiutarti a scrivere la contestazione nei tempi giusti;
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valutare insieme a te se tentare una conciliazione o avviare un ricorso legale.
💡 Attenzione: se lasci passare i termini, perdi il diritto a impugnare il licenziamento. Non aspettare troppo.
In conclusione
Un licenziamento non è mai una bella notizia. Ma non sempre è definitivo. E soprattutto, non sempre è legittimo.
Se ti hanno mandato via senza un motivo valido, senza preavviso o senza rispettare le regole, puoi (e devi) farti valere.
Non serve essere esperti di diritto: basta conoscere i tuoi diritti e agire nei tempi giusti.
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