Novembre 10, 2025
Scopri cosa dice la legge italiana sull’uso dello smartphone al lavoro: quando è consentito, quando può costare il licenziamento e quali sono i limiti per datore e dipendente.
Scopri cosa dice la legge italiana sull’uso dello smartphone al lavoro: quando è consentito, quando può costare il licenziamento e quali sono i limiti per datore e dipendente.

Usare lo smartphone durante l’orario di lavoro è ormai un’abitudine diffusa. Tuttavia, in alcuni casi, questo comportamento può portare a sanzioni disciplinari o persino al licenziamento. La legge italiana non vieta espressamente l’uso del telefono personale, ma stabilisce regole e limiti ben precisi che sia i lavoratori sia i datori di lavoro devono conoscere.

Licenziamento per uso dello smartphone al lavoro: cosa dice la legge

Il quadro normativo

Il punto di partenza è l’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori, che regola i controlli a distanza da parte del datore di lavoro. Il datore può effettuare verifiche sull’uso degli strumenti aziendali solo per motivi organizzativi, produttivi o di sicurezza, ma deve informare i dipendenti in modo chiaro e rispettare la normativa sulla privacy.

L’articolo 7 dello stesso Statuto, insieme all’articolo 2106 del Codice Civile, stabilisce che ogni sanzione disciplinare deve essere proporzionata alla gravità del comportamento e preceduta da una contestazione scritta.

Inoltre, la legge tutela la privacy dei lavoratori: le chat personali, le chiamate o le comunicazioni private non possono essere lette o monitorate dal datore, salvo casi eccezionali e ben motivati.

Quando l’uso del cellulare può costare il licenziamento

Non tutti gli utilizzi del telefono giustificano un provvedimento disciplinare. I giudici valutano il contesto concreto, il tipo di lavoro svolto e l’impatto sull’attività aziendale. Ecco le situazioni più frequenti in cui l’uso dello smartphone può diventare motivo di licenziamento.

1. Uso pericoloso durante mansioni a rischio

Se il lavoratore usa lo smartphone mentre guida un mezzo aziendale o utilizza macchinari, la condotta è considerata gravissima. In questi casi, il rischio per la sicurezza propria e altrui giustifica il licenziamento per giusta causa.

2. Uso eccessivo e prolungato

Se l’utilizzo del telefono è costante e incide negativamente sulla produttività, l’azienda può adottare sanzioni progressive fino al licenziamento. Il comportamento è considerato un inadempimento contrattuale.

3. Violazione delle regole aziendali

Se l’impresa ha introdotto una policy interna che limita o vieta l’uso del telefono in certe aree o momenti e il lavoratore la ignora, il datore può applicare sanzioni. Il licenziamento può essere legittimo se la violazione è ripetuta o avviene dopo richiami scritti.

La proporzionalità della sanzione

Il principio fondamentale è quello della proporzionalità: la punizione deve essere adeguata alla gravità del comportamento. Per valutare se un licenziamento è giustificato, si considerano:

  • la natura delle mansioni svolte;

  • la frequenza e la durata dell’uso improprio;

  • l’esistenza di precedenti disciplinari;

  • l’effettiva incidenza sull’attività lavorativa;

  • la presenza o meno di regole aziendali note al dipendente.

Solo se il comportamento rappresenta una violazione grave e consapevole dei doveri di diligenza e sicurezza, il licenziamento è ritenuto legittimo.

I controlli del datore di lavoro

Il datore può monitorare l’attività dei dipendenti, ma solo rispettando determinati limiti.

Controlli leciti:

  • tramite strumenti di lavoro (ad esempio telefono o computer aziendale) già destinati all’attività professionale;

  • se esiste una finalità organizzativa o di sicurezza;

  • se i lavoratori sono stati informati in modo chiaro.

Controlli illeciti:

  • tracciamento occulto del telefono personale;

  • geolocalizzazione costante senza giustificato motivo;

  • accesso a chat o messaggi privati;

  • videosorveglianza non autorizzata.

In caso di violazione della privacy, i dati raccolti non possono essere usati a fini disciplinari e il datore rischia sanzioni amministrative.

Uso di WhatsApp e messaggistica

L’uso di WhatsApp o di altre app di messaggistica durante il lavoro può diventare oggetto di contestazione disciplinare se interferisce con la prestazione o viola ordini aziendali.

Tuttavia, la lettura dei messaggi privati da parte del datore è sempre vietata. Quanto alla comunicazione di un licenziamento tramite WhatsApp, alcune sentenze ne hanno riconosciuto la validità solo se il dipendente riceve e legge effettivamente il messaggio. Tuttavia, resta preferibile utilizzare canali formali come PEC o raccomandata.

Cosa devono fare i lavoratori

  • Conoscere il regolamento aziendale sull’uso dei dispositivi.

  • Evitare l’uso del telefono durante mansioni che comportano rischi per sé o per altri.

  • Limitare le distrazioni, soprattutto se si opera in ambienti produttivi.

  • Utilizzare il telefono aziendale solo per motivi legati al lavoro.

  • Evitare comportamenti reiterati dopo eventuali richiami.

Cosa devono fare i datori di lavoro

  • Redigere una policy chiara e scritta sull’uso dei dispositivi.

  • Informare i dipendenti sulle modalità di controllo e trattamento dei dati.

  • Applicare le sanzioni in modo graduale e proporzionato.

  • Effettuare eventuali controlli nel rispetto dello Statuto dei Lavoratori e della normativa privacy.

Licenziamento per uso dello smartphone al lavoro: cosa dice la legge

L’uso dello smartphone durante l’orario di lavoro non è vietato in assoluto, ma può diventare causa di licenziamento per giusta causa se compromette la sicurezza, la produttività o rappresenta una violazione grave delle regole aziendali.

Il principio chiave resta la proporzionalità: solo un uso improprio, ripetuto o pericoloso giustifica un provvedimento disciplinare estremo. Per evitare rischi, è sempre bene conoscere le regole interne, utilizzare il telefono con buon senso e mantenere un comportamento coerente con i propri doveri professionali.

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