Novembre 10, 2025
Inidoneo a lavoro cosa succede allo stipendio
Cosa succede allo stipendio se sei dichiarato inidoneo al lavoro? Scopri diritti, indennità INPS e INAIL, ricollocazione e tutele previste dalla legge.

Essere dichiarati inidonei al lavoro è una situazione che può generare dubbi e preoccupazioni, soprattutto per chi si chiede se continuerà a percepire lo stipendio. Quando il medico competente stabilisce che un lavoratore non è più in grado di svolgere le proprie mansioni — in tutto o in parte — si apre un percorso preciso, regolato dalla legge e dai contratti collettivi. Ma cosa succede concretamente allo stipendio in questi casi? E quali sono i diritti e i doveri del lavoratore e del datore di lavoro?

Vediamolo in modo chiaro, partendo da come si arriva alla dichiarazione di inidoneità e arrivando fino alle conseguenze economiche.

Inidoneo al lavoro: cosa succede allo stipendio?

Cosa significa essere inidonei al lavoro

L’inidoneità al lavoro è una condizione certificata dal medico competente, cioè il professionista che valuta la salute dei dipendenti in relazione ai rischi presenti sul luogo di lavoro.

Può trattarsi di un’inidoneità temporanea o permanente, e può essere totale (cioè l’impossibilità di svolgere qualsiasi mansione) oppure parziale, quando il lavoratore può ancora svolgere alcune attività, ma non tutte quelle previste dal suo ruolo.

Il giudizio di inidoneità arriva dopo una visita medica, spesso richiesta dallo stesso lavoratore, dal datore di lavoro o in seguito a un infortunio o malattia. Il medico emette un certificato che viene consegnato sia al lavoratore che all’azienda, e da quel momento scatta la procedura per capire cosa accadrà dal punto di vista contrattuale e retributivo.

Cosa succede allo stipendio in caso di inidoneità temporanea

Quando l’inidoneità è temporanea — ad esempio dopo un infortunio o una malattia — il lavoratore viene solitamente sospeso dalle sue mansioni abituali fino al recupero delle condizioni di salute. Durante questo periodo non percepisce lo stipendio normale, ma può ricevere un trattamento economico sostitutivo.

Se l’inidoneità è collegata a una malattia, il lavoratore ha diritto all’indennità di malattia INPS, eventualmente integrata dal datore di lavoro secondo quanto previsto dal contratto collettivo. In caso di infortunio sul lavoro o malattia professionale, invece, entra in gioco l’INAIL, che eroga un’indennità giornaliera a partire dal quarto giorno successivo all’infortunio.

In entrambi i casi, lo stipendio pieno viene sospeso, ma il lavoratore continua a ricevere una forma di retribuzione sostitutiva per garantire un sostegno economico durante la convalescenza.

Inidoneità parziale: ricollocazione e trattamento economico

Nel caso in cui l’inidoneità sia solo parziale, la situazione è diversa. Il lavoratore può ancora svolgere alcune mansioni, purché non pregiudichino la sua salute. In questo caso il datore di lavoro ha l’obbligo di verificare la possibilità di assegnarlo a un’altra mansione compatibile, senza riduzione della retribuzione, se ciò è possibile all’interno dell’organizzazione aziendale.

Se il nuovo ruolo è di pari livello, lo stipendio resta invariato. Se invece la nuova mansione è inferiore, può essere prevista una riduzione della retribuzione, ma solo se il contratto collettivo lo consente e se l’azienda non ha alternative per mantenere il dipendente in un ruolo equivalente.

È importante sapere che il datore di lavoro non può licenziare subito un lavoratore dichiarato inidoneo, ma deve prima dimostrare di aver valutato ogni possibilità di ricollocazione.

Inidoneità permanente: cosa cambia per lo stipendio

Quando l’inidoneità è permanente, cioè non è più possibile recuperare l’idoneità a svolgere il lavoro, la situazione diventa più complessa. In questo caso, se non è possibile ricollocare il dipendente in un’altra posizione compatibile, il rapporto di lavoro può essere risolto.

Fino a quel momento, però, il lavoratore non percepisce più lo stipendio ordinario, perché non sta prestando la propria attività. Potrebbe ricevere indennità sostitutive o forme di supporto economico temporaneo, ma l’erogazione dello stipendio in senso stretto si interrompe.

In alcuni casi, se la causa dell’inidoneità è legata a infortunio sul lavoro o malattia professionale, il lavoratore può ottenere una rendita INAIL o altre forme di indennizzo previste dalla legge.

Se invece la condizione di inidoneità non deriva da cause professionali, si può valutare la richiesta di pensione di inabilità o assegno ordinario di invalidità, a seconda dei requisiti contributivi e sanitari.

Obblighi del datore di lavoro e tutela del lavoratore

La legge prevede che il datore di lavoro debba adottare ogni misura possibile per ricollocare il dipendente inidoneo, compatibilmente con le sue condizioni di salute e con le esigenze aziendali. Solo se questa possibilità è esclusa, si può arrivare al licenziamento per giustificato motivo oggettivo, sempre nel rispetto delle procedure di legge.

Durante questo periodo di valutazione e ricollocazione, l’azienda può sospendere la prestazione lavorativa e, di conseguenza, anche il pagamento dello stipendio. Tuttavia, il lavoratore ha diritto di essere informato, di presentare osservazioni e, se lo ritiene necessario, di fare ricorso contro il giudizio medico di inidoneità entro 30 giorni.

Differenza tra inidoneità e invalidità

È importante non confondere l’inidoneità con l’invalidità civile. L’inidoneità riguarda la capacità di svolgere uno specifico lavoro in base alle condizioni di salute, mentre l’invalidità è un riconoscimento medico-legale che misura la riduzione della capacità lavorativa in senso generale. Una persona può essere inidonea a un certo tipo di mansione ma non essere invalida, e viceversa.

Questo significa che il trattamento economico non è automatico: dipende dal tipo di giudizio medico, dal contesto lavorativo e dall’origine della patologia o del problema di salute.


Cosa può fare il lavoratore inidoneo

Chi viene dichiarato inidoneo può innanzitutto chiedere una revisione del giudizio medico se ritiene che non rispecchi le proprie reali condizioni. Può inoltre rivolgersi a un medico del lavoro indipendente o al patronato per ottenere assistenza gratuita e comprendere i propri diritti.

Se la causa dell’inidoneità è legata all’attività lavorativa, è importante presentare una denuncia all’INAIL per attivare le tutele previste in caso di malattia professionale. In alternativa, se si tratta di una condizione permanente e non riconducibile al lavoro, si può valutare la richiesta di prestazioni previdenziali come l’assegno di invalidità o la pensione di inabilità.

Inidoneo al lavoro: cosa succede allo stipendio?

Essere dichiarati inidonei al lavoro non significa automaticamente perdere il proprio stipendio, ma comporta una revisione della posizione lavorativa e, in alcuni casi, la sospensione temporanea della retribuzione.

Tutto dipende dal tipo di inidoneità — temporanea o permanente, totale o parziale — e dalle possibilità di ricollocazione offerte dal datore di lavoro.

In ogni caso, la legge tutela il lavoratore, prevedendo percorsi chiari, indennità sostitutive e possibilità di ricorso. Informarsi e agire con tempestività è il modo migliore per non perdere diritti e per gestire in modo consapevole un momento delicato della vita professionale.


FAQ – Domande frequenti sull’inidoneità al lavoro e stipendio

Se sono inidoneo al lavoro, perdo subito lo stipendio?
No, dipende dal tipo di inidoneità. Se è temporanea, ricevi indennità INPS o INAIL. Se è permanente e non puoi essere ricollocato, lo stipendio viene sospeso alla cessazione del rapporto.

Posso essere licenziato se sono inidoneo al lavoro?
Solo se non esiste alcuna mansione compatibile con il tuo stato di salute. Il datore di lavoro deve prima tentare la ricollocazione interna.

Chi paga durante il periodo di inidoneità temporanea?
Di solito l’indennità è a carico dell’INPS o dell’INAIL, a seconda della causa. In alcuni casi, il datore di lavoro integra la somma secondo il contratto collettivo.

Posso fare ricorso contro la decisione di inidoneità?
Sì, puoi presentare ricorso entro 30 giorni dalla comunicazione del giudizio medico, chiedendo una revisione da parte dell’organo sanitario competente.

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