Quando una persona subisce un incidente o un infortunio che compromette la sua possibilità di lavorare, entra in gioco un concetto giuridico molto importante: il danno alla capacità lavorativa.
Si tratta di una voce di danno che mira a risarcire la perdita (totale o parziale) della possibilità di svolgere un’attività lavorativa e, di conseguenza, di percepire un reddito.
Ma quando è previsto il risarcimento? E come funziona la presunzione di danno secondo la legge e la giurisprudenza italiana? Scopriamolo in modo chiaro e pratico.
Danno alla Capacità Lavorativa: Presunzione di Risarcimento e Normative
Cos’è il danno alla capacità lavorativa
Il danno alla capacità lavorativa è una forma di danno patrimoniale che si verifica quando una lesione fisica o psichica riduce o elimina la capacità del soggetto di lavorare e guadagnare.
Si distingue in due categorie principali:
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Danno alla capacità lavorativa generica: riguarda la riduzione della capacità di svolgere un qualsiasi lavoro, anche diverso da quello abitualmente praticato. È una perdita potenziale della forza-lavoro.
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Danno alla capacità lavorativa specifica: riguarda invece la perdita o riduzione della possibilità di esercitare la propria specifica professione o attività lavorativa.
Un esempio semplice: un artigiano che perde l’uso di una mano subisce un danno alla capacità lavorativa specifica, mentre una persona che subisce una menomazione lieve ma permanente può avere una riduzione generica della capacità lavorativa.
Danno biologico e danno alla capacità lavorativa: non sono la stessa cosa
Spesso si confonde il danno alla capacità lavorativa con il danno biologico, ma sono due cose diverse. Il danno biologico riguarda la lesione dell’integrità psico-fisica della persona, indipendentemente dal reddito o dal lavoro svolto. Il danno alla capacità lavorativa, invece, ha una natura economica: si riferisce alla perdita effettiva o potenziale di guadagno causata dalle conseguenze dell’infortunio.
In molti casi, i due danni possono coesistere: il danno biologico riconosce la menomazione della salute, mentre il danno alla capacità lavorativa risarcisce la perdita di reddito derivante da quella menomazione.
Il principio della presunzione di danno
La giurisprudenza italiana, in particolare la Corte di Cassazione, ha stabilito che in presenza di una invalidità permanente che riduce la capacità lavorativa, esiste una presunzione di danno patrimoniale.
In pratica, se la lesione è tale da incidere sulle capacità fisiche o mentali, si presume che il soggetto subirà un pregiudizio economico.
Tuttavia, la presunzione non è assoluta. Il danneggiato deve comunque dimostrare:
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la natura e l’entità della menomazione;
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la connessione tra l’infortunio e la riduzione della capacità di guadagno;
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nel caso di lavoratore autonomo o dipendente, l’effettivo impatto sul reddito.
In altre parole, la legge presume che una persona con una menomazione fisica o psichica importante abbia perso una parte della sua capacità di produrre reddito, ma spetta al giudice valutare l’entità concreta del danno.
Come si calcola il danno alla capacità lavorativa
Il calcolo del risarcimento varia a seconda dei casi. Per il danno alla capacità lavorativa generica, si fa riferimento alle tabelle medico-legali che attribuiscono una percentuale di invalidità permanente. Questa percentuale viene poi tradotta in una somma economica basata su età, sesso e reddito medio.
Per il danno alla capacità lavorativa specifica, invece, si tiene conto del reddito effettivo della persona prima dell’infortunio e della perdita economica subita.
Il giudice può valutare:
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la differenza tra reddito prima e dopo il danno;
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l’impossibilità di svolgere la professione;
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la necessità di cambiare lavoro o ridurre le ore lavorative.
Il risarcimento viene quindi calcolato in base alla riduzione del reddito futuro, tenendo conto dell’età e dell’aspettativa di vita lavorativa residua.
Le normative di riferimento
Le principali fonti normative in materia di risarcimento per danno alla capacità lavorativa si trovano nel Codice Civile e in leggi speciali:
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Articolo 2043 c.c. – “Qualunque fatto doloso o colposo che cagiona ad altri un danno ingiusto obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno.”
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Articolo 2056 c.c. – Regola la determinazione del risarcimento per il danno patrimoniale, che include la perdita di guadagno.
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Articolo 1223 c.c. – Stabilisce che il risarcimento deve comprendere sia la perdita subita che il mancato guadagno.
Inoltre, per gli infortuni sul lavoro, intervengono anche le norme del Testo Unico INAIL (D.P.R. 1124/1965), che prevede indennizzi specifici per la riduzione della capacità lavorativa.
Esempi pratici di risarcimento
Per capire meglio, vediamo alcuni esempi concreti:
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Un operaio che perde una gamba in un incidente stradale non potrà più svolgere mansioni che richiedono movimento o sforzo fisico. Oltre al danno biologico, ha diritto al risarcimento del danno alla capacità lavorativa specifica.
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Un impiegato d’ufficio che subisce una perdita parziale della vista può continuare a lavorare, ma con difficoltà: in questo caso si valuta un danno alla capacità lavorativa generica, perché la lesione riduce la sua efficienza complessiva.
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Un musicista che perde l’udito in seguito a un incidente subisce un danno gravissimo alla capacità lavorativa specifica, che può comportare un risarcimento molto elevato.
Danno alla capacità lavorativa e perdita di chance
In alcuni casi, il danno alla capacità lavorativa si estende anche alla cosiddetta perdita di chance, cioè alla perdita di concrete possibilità di migliorare la propria posizione professionale o di ottenere un reddito maggiore in futuro.
Ad esempio, un giovane studente che subisce un grave incidente e non potrà più intraprendere la carriera per cui si stava formando può richiedere un risarcimento anche per la perdita di chance professionale.
Come si dimostra il danno
Il danneggiato deve fornire prove documentali e mediche per dimostrare l’esistenza e l’entità del danno.
Le principali prove richieste sono:
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certificazioni mediche e perizie che attestino il grado di invalidità;
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documenti fiscali o buste paga per dimostrare il reddito precedente;
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eventuali relazioni tecniche o testimonianze che dimostrino la riduzione effettiva della capacità lavorativa.
Il giudice valuterà tutte le circostanze per stabilire se il danno è effettivo o solo potenziale e per quantificarlo in modo equo.
Danno alla Capacità Lavorativa: Presunzione di Risarcimento e Normative
Il danno alla capacità lavorativa rappresenta una delle voci più delicate e complesse del risarcimento del danno. Non basta dimostrare di aver subito una lesione fisica: è necessario provare come e quanto quella lesione incide sulla capacità di produrre reddito. Tuttavia, la legge riconosce una presunzione di danno economico in caso di invalidità permanente, proprio per garantire una tutela effettiva a chi, a causa di un evento dannoso, ha perso parte della propria autonomia economica.
Un corretto accertamento medico-legale e l’assistenza di un avvocato esperto in risarcimenti sono fondamentali per ottenere una valutazione equa e completa del proprio danno.
