La questione dell’assenza ingiustificata. Il licenziamento per assenza ingiustificata non è una conseguenza automatica. La legittimità di questa misura dipende da molteplici fattori, tra cui il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) applicabile e il settore di impiego, che può essere pubblico o privato. In generale, il rapporto di lavoro si basa su un patto di fiducia reciproca, in cui ciascuna parte ha obblighi specifici: il lavoratore deve fornire la prestazione lavorativa, mentre il datore di lavoro è tenuto a corrispondere la retribuzione.
L’assenza ingiustificata rappresenta una violazione diretta di questo accordo e può comportare sanzioni severe.
Assenza ingiustificata: rischi e procedure di licenziamento
Quando si rischia il licenziamento per assenza ingiustificata?
La domanda su quando un’assenza ingiustificata possa comportare il licenziamento è complessa. In linea generale, una singola assenza non è di per sé sufficiente a giustificare questa misura estrema. Il principio di proporzionalità gioca un ruolo fondamentale: il licenziamento è considerato l’ultima risorsa e deve essere giustificato solo in caso di inadempimento grave, capace di ledere in modo irreparabile il vincolo di fiducia tra le parti.
Una sola assenza: rischio di licenziamento?
In condizioni normali, un’assenza di un solo giorno è generalmente affrontata con sanzioni più leggere, come richiami verbali o scritti, multe o sospensioni temporanee. Tuttavia, se l’assenza provoca danni significativi all’azienda o se il lavoratore occupa una posizione di responsabilità, anche un’unica giornata di assenza può essere considerata con maggiore severità, a seconda delle circostanze.
Quante assenze possono giustificare il licenziamento?
Per stabilire il numero di assenze che possono portare a un licenziamento, è necessario fare riferimento al CCNL di categoria. Ogni contratto collettivo specifica le condotte ritenute disciplinarmente rilevanti e le sanzioni corrispondenti.
Esempi di soglie di assenza. Ad esempio, il CCNL Edili Artigiani prevede il licenziamento per assenze ingiustificate oltre tre giorni nell’anno solare, mentre il CCNL per i Pubblici Esercizi stabilisce una soglia di cinque giorni. Le specifiche variano considerevolmente a seconda del settore, e il superamento di queste soglie costituisce una presunzione di gravità, legittimando il datore di lavoro a procedere con il licenziamento.
Regole per i dipendenti pubblici
Per i dipendenti pubblici, la disciplina è più severa e in parte stabilita per legge. L’articolo 55-quater del Decreto Legislativo n. 165 del 2001 stabilisce che il licenziamento è previsto in caso di assenza ingiustificata per più di tre giorni in un biennio o sette giorni negli ultimi dieci anni. Questo rende la sanzione del licenziamento tendenzialmente automatica al superamento delle soglie, ma il giudice conserva un margine di valutazione sulla proporzionalità della sanzione.
Chi decide il licenziamento e come avviene?
Il processo decisionale per un licenziamento per assenza ingiustificata coinvolge il datore di lavoro e, in caso di contestazione, il giudice del lavoro. Il datore ha il potere disciplinare e deve seguire un iter formale che include la contestazione dell’addebito, il diritto di difesa del lavoratore e l’adozione della sanzione.
Iter di licenziamento
Il datore deve inviare una lettera di contestazione all’impiegato, fornendo dettagli sull’assenza. Il lavoratore ha diritto a presentare le proprie giustificazioni, e solo dopo aver esaminato le difese il datore può decidere di procedere al licenziamento. Se impugnato, il giudice del lavoro valuterà la correttezza della procedura e la legittimità del licenziamento, considerando vari fattori, come il numero di giorni di assenza e il curriculum disciplinare del dipendente.
