Il pagamento delle fatture è un aspetto cruciale nei rapporti commerciali tra imprese, professionisti e clienti. Tuttavia, non sempre è chiaro entro quanto tempo una fattura deve essere saldata e quali sono le conseguenze in caso di ritardo.
Le scadenze possono infatti variare in base al tipo di rapporto (B2B o B2C), alla presenza di accordi contrattuali, o alla normativa di riferimento.
In questo articolo vediamo quali sono i termini legali per il pagamento delle fatture, quando decorrono, come funzionano gli interessi di mora e quali strumenti si possono usare per tutelarsi in caso di ritardi.
Scadenze di pagamento: quanto tempo si ha per pagare una fattura?
Cos’è una fattura e quando diventa esigibile
La fattura è il documento fiscale che attesta la vendita di un bene o la prestazione di un servizio. Una volta emessa, rappresenta un credito certo, liquido ed esigibile, cioè un debito che deve essere saldato entro un termine definito.
La data di decorrenza dei termini di pagamento può variare:
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per le fatture immediate, coincide con la data di emissione;
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per le fatture differite, decorre dal giorno della consegna o dell’esecuzione della prestazione, anche se la fattura viene emessa successivamente.
Da quel momento in poi, scatta il termine di pagamento, che può essere stabilito tra le parti o, in mancanza di accordi, determinato per legge.
Termini di pagamento previsti dalla legge
La normativa di riferimento è il Decreto Legislativo n. 231/2002, che recepisce la direttiva europea 2000/35/CE contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali.
Secondo questa legge, in assenza di accordi diversi tra le parti:
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il termine di pagamento è di 30 giorni dalla data di ricevimento della fattura;
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in alternativa, può essere concordato un termine diverso fino a un massimo di 60 giorni, purché giustificato e accettato da entrambe le parti.
Questo vale per i rapporti tra imprese private (B2B) e tra imprese e pubbliche amministrazioni (B2G). Nel caso invece di rapporti con privati (B2C), le regole possono essere più flessibili, poiché i tempi sono spesso stabiliti nel contratto o nelle condizioni di vendita.
Scadenze nelle transazioni tra imprese (B2B)
Nei rapporti commerciali tra imprese, la legge punta a favorire la liquidità e la puntualità dei pagamenti, evitando che i fornitori subiscano ritardi sistematici.
Ecco i principali casi previsti:
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Termine standard: 30 giorni dalla data di ricevimento della fattura o della merce;
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Termine esteso (massimo): fino a 60 giorni, se espressamente concordato per iscritto;
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Deroghe superiori ai 60 giorni: sono ammesse solo se non sono gravemente inique per il creditore (ad esempio, in caso di accordi commerciali complessi o forniture continuative).
Se il contratto non specifica una scadenza, si applica automaticamente il termine legale di 30 giorni.
Scadenze per le pubbliche amministrazioni
Quando il debitore è una Pubblica Amministrazione, i tempi diventano ancora più precisi. Secondo il Decreto Legislativo n. 192/2012, che ha aggiornato la disciplina europea, la PA deve pagare:
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entro 30 giorni dalla ricezione della fattura;
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oppure entro 60 giorni solo in casi eccezionali, come enti sanitari o aziende pubbliche con procedure complesse.
Il mancato rispetto di questi termini comporta automaticamente l’applicazione di interessi moratori, che l’amministrazione deve riconoscere al fornitore in modo automatico, senza bisogno di solleciti formali.
Scadenze per i privati (consumatori finali)
Nei rapporti con i consumatori privati, la legge non stabilisce un termine fisso. La data di pagamento viene concordata liberamente tra le parti, di solito indicata nella fattura stessa o nel contratto di vendita o servizio.
Per esempio:
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nelle utenze domestiche (luce, gas, telefono), il termine varia da 15 a 30 giorni dalla data di emissione;
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nei servizi professionali, si usa spesso un termine a 30 giorni, ma può essere esteso o anticipato secondo accordi specifici;
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per vendite online o e-commerce, il pagamento è solitamente immediato o al momento della consegna.
Anche se non esiste una regola rigida, il principio generale è quello della buona fede contrattuale: il pagamento deve avvenire entro un periodo ragionevole.
Cosa succede se la fattura non viene pagata entro la scadenza
Il mancato pagamento entro i termini concordati comporta l’automatica maturazione degli interessi di mora. Secondo il D.Lgs. 231/2002:
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gli interessi decorrono dal giorno successivo alla scadenza della fattura;
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non serve alcun preavviso o diffida, il debitore è automaticamente in mora;
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il tasso di interesse è stabilito ogni semestre dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, ed è pari al tasso di riferimento BCE aumentato di 8 punti percentuali.
Inoltre, il creditore può chiedere:
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il rimborso delle spese di recupero del credito (minimo 40 euro per ogni fattura non pagata);
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eventuali danni ulteriori, se dimostrabili (ad esempio, costi bancari o perdite di profitto).
Decorrenza dei termini: quando parte il conteggio
Un aspetto spesso sottovalutato riguarda quando inizia a decorrere il termine di pagamento.
In generale:
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se la fattura viene inviata via PEC o SDI, il termine decorre dal momento della ricezione da parte del destinatario;
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se la fattura è cartacea, decorre dalla data di consegna o ricezione;
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se è previsto il controllo di conformità della merce o del servizio, il termine può iniziare dopo l’accettazione.
Nel caso delle Pubbliche Amministrazioni, il termine decorre sempre dalla ricezione della fattura elettronica tramite Sistema di Interscambio (SDI), indipendentemente dalla data di emissione.
È possibile accordarsi su scadenze diverse?
Sì, ma con dei limiti. Le parti possono concordare tempi diversi da quelli previsti per legge, purché:
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l’accordo sia espresso in forma scritta (contratto, ordine o fattura firmata);
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non sia gravemente squilibrato a danno del creditore;
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non violi le norme sulla concorrenza sleale o abuso di dipendenza economica.
In altre parole, un’azienda più grande non può imporre a un piccolo fornitore termini troppo lunghi (es. 120 giorni), perché sarebbe contrario al principio di equità contrattuale sancito dalla normativa europea.
Come tutelarsi in caso di ritardi di pagamento
Per evitare o gestire ritardi nei pagamenti, esistono diverse strategie:
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Stabilire termini chiari nel contratto (ad esempio: “Pagamento entro 30 giorni fine mese data fattura”).
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Usare strumenti elettronici di tracciabilità, come bonifico, carta o piattaforme online con scadenze automatiche.
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Inviare solleciti di pagamento appena scaduto il termine, anche tramite PEC, per interrompere eventuali decadenze.
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Applicare gli interessi di mora previsti per legge, senza timore: è un diritto riconosciuto al creditore.
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In caso di inadempienza grave, avviare una procedura di ingiunzione di pagamento tramite avvocato o recupero crediti.
Consiglio pratico per imprese e professionisti
Se sei un libero professionista o gestisci un’attività, la cosa più importante è prevenire i ritardi. Specifica sempre in fattura:
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la data esatta di scadenza (es. “entro il 15 febbraio 2025”);
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la modalità di pagamento (bonifico, carta, PayPal, ecc.);
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un riferimento al D.Lgs. 231/2002 per gli interessi di mora.
Una comunicazione chiara riduce i malintesi e, se necessario, rende più semplice far valere i propri diritti in caso di controversia.
Scadenze di pagamento: quanto tempo si ha per pagare una fattura?
In sintesi, una fattura deve essere pagata entro 30 giorni, salvo diverso accordo scritto che non superi i 60 giorni. Oltre questi termini, scattano gli interessi di mora automatici e il creditore ha diritto al risarcimento delle spese di recupero.
Rispettare le scadenze non è solo una questione legale, ma anche di affidabilità professionale: pagare puntualmente significa mantenere rapporti commerciali sani e consolidare la fiducia tra le parti.
Conoscere le regole sulle scadenze di pagamento aiuta quindi non solo a evitare sanzioni, ma anche a costruire relazioni economiche più trasparenti e sostenibili.
