La privacy è uno di quei diritti che spesso diamo per scontati, ma che in realtà può essere violato con una facilità disarmante. Un’e-mail inviata per errore, una foto pubblicata senza consenso o un’azienda che tratta i tuoi dati in modo scorretto: sono tutte situazioni che possono avere conseguenze legali e, in certi casi, portare al risarcimento dei danni per violazione della privacy.
Vediamo insieme quando è possibile ottenerlo, come funziona la procedura e cosa dice la legge.
Risarcimento Danni per Violazione della Privacy: Ecco Quando È Possibile
Cosa si intende per violazione della privacy
Con l’entrata in vigore del Regolamento Europeo 2016/679 (GDPR), la tutela dei dati personali è diventata una questione molto seria. Parliamo di violazione della privacy ogni volta che i dati personali di una persona vengono trattati, diffusi o utilizzati senza un valido motivo o senza consenso.
Può succedere per negligenza, errore o perfino dolo.
Ecco alcuni esempi concreti:
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Un’azienda che invia pubblicità senza aver ricevuto l’autorizzazione.
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Un medico che rivela informazioni sanitarie a terzi.
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Una foto o un video pubblicati online senza consenso.
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Un dipendente che diffonde dati riservati del proprio datore di lavoro.
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Un sito web che raccoglie cookie o dati sensibili senza informare adeguatamente l’utente.
In tutti questi casi, se il danno è reale e dimostrabile, la persona coinvolta ha diritto a un risarcimento.
Quando si può chiedere il risarcimento
Non basta che la privacy venga violata per ottenere automaticamente un risarcimento. Serve dimostrare due elementi fondamentali: la violazione effettiva e il danno subito.
Il danno può essere di due tipi:
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Patrimoniale, cioè una perdita economica diretta (ad esempio un danno d’immagine che fa perdere clienti o opportunità lavorative).
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Non patrimoniale, quando si subisce un disagio, un’ansia, una sofferenza morale o una lesione alla reputazione.
La Corte di Cassazione ha chiarito che anche un danno non patrimoniale, se concreto e dimostrabile, può dare diritto a un risarcimento. Non è quindi necessario che ci sia un danno economico, basta che ci sia un pregiudizio reale alla persona.
Cosa dice il GDPR sul risarcimento
L’articolo 82 del GDPR è molto chiaro:
Chiunque subisca un danno materiale o immateriale a causa di una violazione del regolamento ha diritto a ricevere il risarcimento dal titolare o dal responsabile del trattamento.
In pratica, se un soggetto (azienda, ente o privato) non rispetta le norme sulla protezione dei dati personali e questo comporta un danno per qualcuno, è obbligato a risarcire.
Il titolare del trattamento (cioè chi decide come e perché vengono usati i dati) ha sempre una responsabilità diretta, anche se la violazione è stata commessa da un suo dipendente o collaboratore.
Come si può ottenere il risarcimento
Ci sono due strade principali per far valere i propri diritti:
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Reclamo al Garante per la Protezione dei Dati Personali
È la prima opzione e spesso la più veloce. Il Garante valuta se c’è stata una violazione e può imporre sanzioni o ordinare la cessazione del comportamento illecito. Tuttavia, non può disporre direttamente un risarcimento: serve una causa civile. -
Azione legale davanti al giudice ordinario
Se si vuole ottenere un risarcimento economico, bisogna rivolgersi al tribunale civile.
In questo caso, è necessario dimostrare:-
Che c’è stata una violazione del GDPR o del Codice Privacy (D.Lgs. 196/2003 aggiornato);
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Che da questa violazione è derivato un danno reale;
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Che il danno è stato causato dal comportamento del titolare o del responsabile del trattamento.
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Un avvocato specializzato in diritto della privacy può aiutare a raccogliere le prove e impostare la richiesta in modo corretto.
Quanto si può ottenere
Non esiste una cifra fissa, perché ogni caso è diverso. Il risarcimento viene quantificato in base alla gravità del danno e alle circostanze specifiche.
Ad esempio, una violazione che ha esposto dati sensibili come quelli sanitari o finanziari può comportare un risarcimento più alto rispetto a una violazione minore, come un’e-mail inviata per errore.
Le somme riconosciute possono variare da qualche centinaio a diverse migliaia di euro, a seconda del tipo di danno, dell’impatto emotivo e del comportamento del responsabile.
E se la violazione è avvenuta online?
Oggi gran parte delle violazioni avviene sul web: social network, e-commerce, newsletter, app e servizi digitali. In questi casi, la responsabilità ricade sul titolare del sito o della piattaforma che tratta i dati.
Pubblicare una foto senza consenso, usare dati di contatto per fini commerciali o non rispettare le policy sui cookie può costare caro, anche in termini economici.
Inoltre, chi ha subito la violazione può chiedere la rimozione immediata del contenuto e, se il danno è evidente, procedere con la richiesta di risarcimento.
Come prevenire una violazione della privacy
Vale la pena ricordare che prevenire è sempre meglio che curare. Se gestisci dati di altre persone — ad esempio come imprenditore, webmaster o professionista — è fondamentale:
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informare in modo trasparente gli utenti su come verranno usati i loro dati;
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raccogliere sempre il consenso quando richiesto;
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conservare le informazioni in modo sicuro, con password e sistemi protetti;
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aggiornare periodicamente le policy privacy del sito.
Oltre a evitare sanzioni salate, queste pratiche aumentano la fiducia degli utenti e migliorano l’immagine del brand.
Conclusione
Il risarcimento per violazione della privacy è una tutela concreta che la legge mette a disposizione di chi ha subito un danno, anche morale, per un uso improprio dei propri dati. Non bisogna sottovalutare l’importanza di far valere i propri diritti: la privacy è una parte fondamentale della nostra libertà personale.
Che si tratti di un errore in buona fede o di una negligenza grave, il messaggio è chiaro — la protezione dei dati non è un optional, ma un obbligo.
