Affrontare un caso di malasanità può rappresentare una sfida difficile e complessa, specialmente per coloro che già si trovano a combattere con conseguenze fisiche e psicologiche. Quando si verifica un errore medico, il paziente ha il diritto di agire legalmente per ottenere un risarcimento per i danni subiti, ma per farlo è fondamentale comprendere quali prove siano necessarie per dimostrare la responsabilità dei professionisti della salute.
Errore medico: prove necessarie per il risarcimento danni
La responsabilità degli operatori sanitari
L’errore medico può avvenire in molteplici forme, come un intervento chirurgico mal riuscito o un trattamento inadeguato che ha portato a complicazioni. In questi casi, il peso della prova ricade sul paziente, il quale deve dimostrare un legame causale tra l’azione del medico e il danno subito. Questo processo può essere complicato, soprattutto considerando i termini tecnici e le normative legali da seguire.
Tipi di responsabilità: contrattuale ed extracontrattuale
Responsabilità contrattuale
La responsabilità contrattuale si verifica quando un professionista non adempie correttamente agli obblighi previsti da un contratto. Ad esempio, in un contesto sanitario, ciò si traduce nella responsabilità della struttura sanitaria per la condotta dei medici che vi operano. Secondo l’articolo 1218 del codice civile, il debitore è tenuto a risarcire il danno a meno che non dimostri di non essere responsabile per l’inadempimento.
Responsabilità extracontrattuale
D’altra parte, la responsabilità extracontrattuale, regolata dall’articolo 2043 del codice civile, si applica quando un atto doloso o colposo causa un danno ingiusto a terzi. Il paziente che intende agire contro un medico per errore deve dimostrare non solo il danno subito, ma anche la colpa del sanitario.
La legge Gelli-Bianco e la responsabilità sanitaria
La legge n. 24/2017, nota come legge Gelli-Bianco, ha chiarito le responsabilità delle strutture sanitarie. Secondo l’articolo 7, queste sono responsabili per gli atti dolosi e colposi dei professionisti della salute che operano al loro interno. Questo implica che, nel caso di un errore medico, il paziente può rivalersi non solo sul medico ma anche sulla struttura sanitaria.
Quali prove sono necessarie?
Quando un paziente decide di intraprendere un’azione legale, è fondamentale raccogliere prove adeguate. Se l’azione è contro la struttura sanitaria, il paziente deve dimostrare il danno subito e la sua entità. La struttura, a sua volta, dovrà dimostrare che il danno è avvenuto per cause non imputabili a essa. Se l’azione è contro i singoli medici, il paziente deve provare la condotta dolosa o colposa dei sanitari.
Vantaggi dell’azione contrattuale
Optare per un’azione legale contro la struttura sanitaria è generalmente più vantaggioso. Non solo si ha a che fare con una responsabilità contrattuale, che è più semplice da dimostrare, ma anche il termine di prescrizione è di 10 anni, rispetto ai 5 anni per le azioni extracontrattuali. Questo offre ai pazienti un periodo di tempo più lungo per raccogliere le prove necessarie e presentare la loro causa.
Errore medico: prove necessarie per il risarcimento danni
In sintesi, affrontare un caso di errore medico richiede una comprensione chiara delle responsabilità legali e delle prove necessarie per ottenere un risarcimento. I pazienti danneggiati devono essere ben informati sui loro diritti e sulle procedure legali per navigare efficacemente in questo processo complesso.
