Nel quadro della Legge di Bilancio 2026 il governo ha introdotto una nuova misura fiscale che interessa anche i lavoratori della pubblica amministrazione: un’aliquota agevolata del 15% su determinate voci di reddito per i dipendenti pubblici non dirigenti con redditi entro una certa soglia. Il provvedimento rappresenta una novità significativa, con potenziali effetti concreti sulle buste paga e sul potere d’acquisto di molti dipendenti statali e para-statali.
Tassa piatta al 15% per statali: vantaggi e impatti nel 2026
Cosa prevede la misura
La disposizione stabilisce che per i dipendenti pubblici non dirigenti con redditi fino a circa 50.000 euro lordi annui, una parte del trattamento accessorio o alcune voci specifiche del reddito potranno essere tassate con l’aliquota agevolata del 15% anziché con le normali aliquote IRPEF e addizionali. Questa agevolazione si applica su una quota del trattamento accessorio fissa e continuativa, entro un limite massimo di importo (ad esempio fino a circa 800 euro annui) e solo se sussistono i requisiti di reddito.
La novità si inserisce in un più ampio pacchetto di misure fiscali per il 2026 che comprendono anche un taglio dell’aliquota IRPEF intermedia (dal 35% al 33% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro) e una flat tax al 15% per i redditi da lavoro dipendente o da pensione fino a circa 35.000 euro.
Quali sono i vantaggi per i dipendenti statali
Per un dipendente pubblico non dirigente che rientri nei limiti di reddito e usufruisca della misura, l’effetto diretto è un aumento netto in busta paga. Il minor carico fiscale su una parte del trattamento accessorio significa più disponibilità economica immediata. La misura contribuisce inoltre a migliorare la competitività della retribuzione pubblica rispetto al settore privato, in un momento in cui il costo della vita è in aumento.
Inoltre, l’anticipazione di una aliquota così ridotta anticipa anche un beneficio in termini di attrattività e motivazione nel settore pubblico: sapere che una parte del proprio reddito sarà tassata meno può incidere positivamente sul morale e sulla stabilità del personale.
Quali sono i limiti e le condizioni
La misura non vale per tutti i dipendenti pubblici automaticamente. Ci sono condizioni da rispettare: reddito massimo, esclusione delle posizioni dirigenziali e limiti sull’importo della parte agevolata. Chi supera i limiti o è dirigente non potrà beneficiare dell’agevolazione. Anche il trattamento accessorio deve essere “fisso e continuativo”, non occasionale o derivante da straordinari. In sostanza, la misura non si estende all’intera retribuzione ma solo a una parte selezionata.
Inoltre, poiché la misura rientra nella Legge di Bilancio e non è ancora completamente tradotta in decreti attuativi, potrebbero esserci ritardi, eccezioni applicative o chiarimenti da attendere nei regolamenti interni del pubblico impiego.
Impatti sul bilancio pubblico e sul mercato del lavoro
Dal lato dello Stato, la misura rappresenta un impegno finanziario. Ridurre il prelievo fiscale significa minor gettito a breve, sebbene l’idea sia che l’aumento del potere d’acquisto dei lavoratori possa stimolare consumi e avere effetti indiretti positivi sulla crescita. Si stima che l’intervento complessivo per il taglio dell’IRPEF e le agevolazioni sul lavoro dipendente costi diversi miliardi di euro nel triennio.
Dal lato del pubblico impiego, la misura può contribuire a stabilizzare la forza lavoro, ridurre la fuga verso il privato e migliorare la soddisfazione dei dipendenti. Tuttavia, c’è anche il rischio che generi disparità tra chi rientra nei limiti e chi no, oppure tra posizioni dirigenziali e non dirigenziali, rendendo visibili differenze che possono alimentare malcontento.
Cosa devono fare i dipendenti per beneficiarne
I dipendenti pubblici interessati devono innanzitutto verificare se la loro retribuzione rientra nei limiti di reddito e se il trattamento accessorio è nella tipologia agevolata. Dal punto di vista pratico, l’amministrazione di appartenenza dovrà adeguare i calcoli in busta paga, comunicare ai lavoratori la misura e predisporre i necessari aggiornamenti contabili e fiscali.
È consigliabile prestare attenzione agli eventuali decreti attuativi e alle circolari interne che preciseranno modalità, tempi di applicazione e eventuali condizioni da rispettare.
Conclusione
La tassa piatta al 15% per una parte della retribuzione dei dipendenti pubblici non dirigenti è una misura significativa che può tradursi in un concreto beneficio netto per molti lavoratori pubblici nel 2026. Pur con limiti e condizioni, rappresenta una novità fiscale che può migliorare la competitività del settore pubblico e aumentare il potere d’acquisto dei dipendenti statali. Allo stesso tempo, richiede attenzione e informazione da parte dei lavoratori e delle amministrazioni per sfruttarne appieno il potenziale.
