La recente ordinanza della Corte di Cassazione, numero 28212/2025, segna una svolta significativa nell’interpretazione dei requisiti per l’indennità di accompagnamento. Secondo quanto stabilito dalla Corte, anche in presenza di una necessità di supervisione continua durante la deambulazione, a causa del rischio di cadute, il soggetto ha diritto a questa fondamentale prestazione economica. Questa decisione amplia notevolmente la platea dei beneficiari, modificando un orientamento precedente che si dimostrava restrittivo.
Indennità di accompagnamento: la Cassazione apre nuovi scenari per chi ha bisogno di supervisione
Requisiti per l’indennità di accompagnamento
L’indennità di accompagnamento è una prestazione economica prevista dalla legge 18/1980, destinata a mutilati e invalidi totali. Per ottenerla, è necessario dimostrare l’impossibilità di deambulare autonomamente, o di compiere atti quotidiani senza assistenza. In precedenza, la legge indicava che il soggetto dovesse essere totalmente incapace di muoversi senza un accompagnatore, ma il nuovo orientamento pone l’accento sulla reale necessità di aiuto, piuttosto che sulla mera capacità fisica di camminare.
Distinzione tra difficoltà e impossibilità
Un aspetto cruciale emerso dalle sentenze precedenti riguarda la distinzione tra una semplice difficoltà e una vera e propria impossibilità. La giurisprudenza ha dibattuto a lungo su questo tema, e la Cassazione ha chiarito che un livello di compromissione severo è richiesto per il riconoscimento dell’indennità. Non basta avere problemi a deambulare, ma è necessaria una condizione di incapacità che giustifichi l’assistenza continua.
L’interpretazione della giurisprudenza
La Cassazione ha stabilito che l’incapacità di gestire anche un singolo atto quotidiano può essere rilevante ai fini della richiesta di indennità. Ad esempio, la somministrazione di insulina è considerata un atto essenziale, il cui mancato compimento può influire sulla salute del paziente. La Corte ha sottolineato che la valutazione deve tener conto del livello di autonomia complessiva del soggetto, integrando fattori fisici e psicologici.
Con l’ordinanza 28212/2025, la Corte ha risposto a un caso specifico riguardante una persona in grado di camminare, ma solo con appoggio e sotto supervisione continua, a causa del rischio di cadute. Questo tipo di deambulazione è stata definita come “deambulazione cautelata”, e la Corte ha affermato che la necessità di supervisione implica l’assenza di autonomia.
Superamento dell’orientamento precedente
Questa nuova interpretazione ha il potere di superare le precedenti visioni giurisprudenziali che consideravano il rischio di cadute come non sufficiente per determinare l’impossibilità di deambulazione autonoma. L’orientamento ora superato non riconosceva la vita di relazione sociale come un elemento fondamentale nella valutazione dell’indennità, limitando i casi di concessione a quelli tassativamente indicati.
In conclusione, la decisione della Cassazione non solo riformula i criteri per l’indennità di accompagnamento, ma offre una lettura più realistica delle difficoltà quotidiane affrontate da coloro che necessitano di assistenza. Con questa svolta, si attua una maggiore attenzione alla dignità e alle esigenze di autonomia delle persone con disabilità, segnando un passo avanti nella giustizia sociale e nella tutela dei diritti degli individui.
