L’avvento dell’intelligenza artificiale generativa ha aperto nuove frontiere nel mondo della creatività. Dalla scrittura alla musica, dalla grafica alle fotografie, oggi le AI possono creare contenuti realistici e originali in pochi secondi. Ma dietro questa rivoluzione si nasconde un problema sempre più urgente: la tutela del diritto d’autore.
Molti artisti, scrittori e fotografi hanno scoperto che le proprie opere sono state utilizzate per addestrare modelli di intelligenza artificiale — senza consenso, senza compenso e, soprattutto, senza riconoscimento.
La domanda è inevitabile: come possono gli autori bloccare l’uso delle loro opere da parte dell’AI?
Autori e Intelligenza Artificiale: Come Bloccare l’Uso delle Opere
Intelligenza artificiale e copyright: il nodo principale
Il cuore del problema sta nel modo in cui funzionano i sistemi di intelligenza artificiale. Per “imparare”, le AI vengono addestrate su enormi quantità di dati, tra cui immagini, testi, brani musicali e articoli presi da Internet. Questi dati includono anche opere coperte da diritto d’autore, spesso senza che gli autori ne siano a conoscenza o abbiano dato il permesso.
Per esempio:
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Un modello di scrittura può essere addestrato su articoli di giornalisti e scrittori.
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Un generatore d’immagini può aver usato fotografie o illustrazioni artistiche pubblicate online.
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Un compositore AI può ispirarsi a melodie registrate da musicisti reali.
Il problema è che l’attuale legislazione, in gran parte, non era pronta a gestire queste nuove tecnologie, e molte opere sono finite nei dataset di addestramento senza alcuna forma di consenso o compensazione.
Cosa prevede la legge attuale
In Europa, il tema è disciplinato in parte dalla Direttiva UE 2019/790 sul diritto d’autore nel mercato unico digitale, recepita in Italia con il D.Lgs. 177/2021. Questa normativa introduce due eccezioni importanti relative al text and data mining (TDM), cioè l’estrazione automatizzata di dati a fini di analisi o addestramento algoritmico:
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Eccezione per la ricerca scientifica: le istituzioni di ricerca possono utilizzare opere protette, purché non a fini commerciali.
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Eccezione generale per il data mining commerciale, ma con una clausola di salvaguardia:
👉 gli autori possono espressamente vietare l’uso delle proprie opere per il text and data mining.
In altre parole, l’AI può usare i tuoi contenuti solo se tu non hai detto di no. Ed è proprio qui che entra in gioco la possibilità di “bloccare” l’uso delle proprie opere.
Come bloccare l’uso delle proprie opere da parte dell’AI
Ci sono diversi modi, sia tecnici che legali, per proteggere le proprie creazioni dal data mining delle intelligenze artificiali. Ecco le soluzioni più efficaci.
1. Inserire un opt-out esplicito nel sito o nei metadati
La prima cosa da fare è comunicare in modo chiaro che non si autorizza l’uso delle proprie opere per l’addestramento AI. Secondo la direttiva europea, questo può avvenire:
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attraverso un avviso scritto nel sito o nella pagina che ospita l’opera (ad esempio nei termini d’uso o nel footer);
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oppure tramite metadati associati ai file digitali (immagini, testi, video) che contengano un tag specifico.
Esempio pratico di dicitura da inserire:
“L’autore vieta l’utilizzo di questo contenuto per finalità di text and data mining o addestramento di sistemi di intelligenza artificiale, ai sensi della Direttiva UE 2019/790.”
Per i siti web, si può aggiungere anche un file robots.txt con istruzioni per i crawler:
Queste righe impediscono a molti bot di AI (tra cui quelli di OpenAI e Google) di raccogliere contenuti per l’addestramento.
2. Aggiungere metadati protettivi alle immagini e ai testi
Alcune piattaforme consentono di inserire metadati XMP o IPTC che segnalano il divieto di utilizzo da parte di sistemi di AI. Adobe, per esempio, ha introdotto la funzione Content Credentials, che permette di includere nel file un’informazione verificabile sull’autore e sul consenso all’uso AI.
Questa misura non è infallibile, ma aumenta la tracciabilità e può diventare prova legale in caso di disputa.
3. Registrare le proprie opere e tutelarle legalmente
Un altro passo importante è registrare le opere presso enti competenti (come SIAE, Patamu, Copyright.it o Blockchain notarizzate). La registrazione non impedisce tecnicamente l’uso illecito, ma fornisce una prova di paternità e data certa, utile in caso di violazione o uso non autorizzato.
Se un modello AI utilizza o riproduce opere protette senza consenso, l’autore può:
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richiedere la rimozione dei contenuti generati;
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presentare una diffida formale;
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intraprendere azioni legali per violazione del diritto d’autore e uso improprio dei dati.
In Italia, le cause di questo tipo sono ancora rare ma stanno aumentando rapidamente, soprattutto nel settore musicale e fotografico.
4. Utilizzare piattaforme che rispettano la licenza d’uso
Non tutti i sistemi di intelligenza artificiale operano in modo “opaco”. Alcune piattaforme stanno adottando dataset etici, basati su contenuti concessi con licenze chiare, come Creative Commons o Open Source.
Gli autori che vogliono collaborare con l’AI senza rinunciare ai propri diritti possono scegliere di condividere le opere con licenze limitative, ad esempio “CC BY-NC-ND”, che vietano l’uso commerciale o le modifiche.
I limiti delle protezioni attuali
Purtroppo, le misure disponibili oggi non garantiscono protezione assoluta. Molti sistemi AI utilizzano dati raccolti in passato o provenienti da fonti di terze parti difficilmente tracciabili.
Inoltre, alcuni modelli non rispettano i file robots.txt, ignorando le istruzioni di esclusione.
La vera soluzione arriverà solo con una regolamentazione internazionale più chiara e con strumenti tecnologici che consentano agli autori di controllare in modo attivo dove e come vengono utilizzate le proprie opere.
Il ruolo dell’AI Act europeo
Il nuovo AI Act, approvato dall’Unione Europea nel 2024 e in vigore dal 2025, rappresenta un passo decisivo. Tra le varie misure, impone alle aziende che sviluppano modelli di intelligenza artificiale obblighi di trasparenza:
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dovranno dichiarare quali dati sono stati utilizzati per addestrare l’AI;
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dovranno garantire il rispetto delle norme sul diritto d’autore;
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e permettere agli autori di esercitare il diritto di opt-out anche dopo l’uso illecito.
Questo significa che, almeno in Europa, il principio di “consenso prima dell’uso” diventerà gradualmente la norma.
In sintesi
La sfida tra intelligenza artificiale e diritto d’autore è solo all’inizio. Oggi gli autori possono già proteggersi adottando misure pratiche — dall’inserimento di metadati e robots.txt, alla registrazione delle opere e all’uso di licenze restrittive — ma serve una maggiore consapevolezza collettiva.
Il futuro della creatività digitale passa da un equilibrio delicato: promuovere l’innovazione senza sacrificare la tutela degli autori.
E per farlo, ogni artista deve imparare a conoscere e far valere i propri diritti.
FAQ – Domande Frequenti
Come faccio a impedire che l’intelligenza artificiale usi le mie opere?
Puoi inserire nei tuoi contenuti una clausola di divieto all’uso per il data mining, aggiungere metadati specifici e bloccare i bot con un file robots.txt. In caso di violazione, puoi agire legalmente.
È legale che l’AI usi opere coperte da copyright?
Solo se l’autore non ha espresso un divieto. In Europa la Direttiva UE 2019/790 consente l’uso a fini di data mining, ma permette anche di esercitare il diritto di opt-out.
Posso aggiungere una dicitura sul mio sito per proteggermi?
Sì. Puoi scrivere, ad esempio: “È vietato l’uso di testi e immagini presenti in questo sito per finalità di addestramento di sistemi di intelligenza artificiale”.
Cosa prevede l’AI Act europeo?
Obblighi di trasparenza per chi sviluppa AI, inclusa la dichiarazione dei dataset utilizzati e la garanzia del rispetto del diritto d’autore.
Esistono strumenti automatici per bloccare l’uso delle opere?
Sì, alcuni servizi online e plugin consentono di aggiungere automaticamente metadati anti-AI o di configurare correttamente il file robots.txt per escludere i principali crawler.
